Gentilissimo direttore, mio padre, Arnaldo Chierici, era un reduce dell’Armir, della Campagna di Russia, figlio del tenente colonnello Policarpo Chierici arruolato come artigliere nel 5° Alpini, della Divisione Tridentina.
C’era ogni estate, in campagna vicino a Bologna, dalla mia nonna paterna, Emilia, il ricordo della battaglia di Nikolajewka, il paese dove combatterono sia mio nonno che mio padre, il 26 gennaio 1943, prima di ritornare, vivi, a casa. Trascorrevo così le vacanze estive della mia infanzia, tra i reduci della Campagna di Russia, gli alpini del battaglione Valchiese di cui mio nonno era il comandante.
Da bambina, avevo anche le bambole vestite da alpino, bambole che si vendevano ai vari raduni in cui mi accompagnavano i miei genitori, nelle bellissime piazze d’Italia. Adesso che mio padre non c’è più, so per certo di avere ricevuto da lui e dagli alpini, un dono: la forza d’animo. Mio padre mi ha sempre spinta a non cedere, a fare ciò che apparentemente sembrava impossibile.
Mi ha insegnato ad essere libera nell’esprimere le mie idee e a portare rispetto per ogni persona, di qualsiasi razza, ceto o fede politica. Rispetto della dignità e della fatica di vivere. Vorrei tanto che ci fosse la possibilità di pubblicare queste mie parole, sul suo giornale, L’Alpino, che mio padre riceveva regolarmente.
Vittoria Chierici
Ci uniamo al cordoglio per la perdita del papà, orgogliosi con lei per la ricca eredità morale ricevuta dagli alpini di casa.