C’era una volta un masso…

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    Nel piccolo paese di Sant’Eulalia (Treviso), 500 abitanti, compreso il pievano don Giuseppe Panozzo, c’è un monumento che ha una storia davvero singolare che merita d’essere raccontata. Dopo la riesumazione dei Caduti della Grande Guerra dai cimiteri militari e la loro collocazione nei sacrari di Cima Grappa e Bassano, a partire dagli anni Venti sorsero ovunque lapidi e monumenti in loro ricordo. Anche questo borgo della pedemontana del Grappa, testimone diretto del conflitto, che fu centro di smistamento delle truppe italiane e francesi destinate al fronte, voleva il suo monumento, ma lo voleva soprattutto il parroco don Giuseppe, che vedeva in questo anche un’occasione per unire la comunità.

     

    Per la… materia prima fu individuato un masso di oltre 300 quintali piantato più in alto, a quasi due chilometri dal centro della piccola frazione i cui abitanti, una curiosità, pesavano meno del masso. Tutti sapevano che il suo trasporto sarebbe costato un duro lavoro di sole braccia; la guerra, infatti, aveva lasciato solo miseria e non si poteva pensare a mezzi diversi. Inoltre c’era da superare l’ostilità degli abitanti della confinante frazione di Cassanego che, tanto per essere chiari, aveva scritto sul sasso: “Da qui non ti muovi, o sasso”, che era tutto dire.

    Nessuno a Santa Eulalia ci fece caso e l’8 febbraio 1928 iniziò lo straordinario viaggio del masso sopra una rudimentale slitta di tronchi. Tutto era affidato all’ingegno e alle braccia dell’uomo, con il solo ausilio di corde, catene e qualche attrezzo lasciato dal conflitto. Ma soprattutto c’era la leadership del pievano, coadiuvato da abili artigiani del paese abituati ad arrangiarsi; grazie a questi, ogni problema veniva rapidamente risolto.

    Dopo dieci giorni, superando anche un ponte di inizio ‘800 sapientemente rinforzato e puntellato, il masso arrivò in piazza accolto da una moltitudine di gente e perfino dalla banda. Ma non era ancora un monumento, per renderlo tale servivano soldi. Ecco ancora sopperire l’ingegno del sacerdote che si rivela anche drammaturgo e compone in versi un dramma teatrale sulla Passione di Cristo, affidandolo a una troupe di duecento parrocchiani che lo porteranno con successo in tutto il Veneto.

    Con il ricavato degli incassi il monumento fu completato. Accanto al masso fu posta una statua di alpino con lo sguardo rivolto al Grappa, opera di Francesco Rebesco. L’inaugurazione avvenne il 22 ottobre 1933. L’intera storia fu scritta in versi da questo straordinario sacerdote che nella memoria dei Caduti riuscì a tenere unito l’intero paese. Gli alpini di Sant’Eulalia della sezione di Bassano, che si curano dell’opera, ne hanno recentemente celebrato l’80° anniversario.

    Flavio Gollin