Quegli applausi stonati

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Ogni popolo ha i suoi usi e costumi. E poi ci sono le mode, frivole, passeggere, che per un momento breve o lungo che sia possono condizionare la nostra quotidiana esistenza modificandoci atteggiamenti, gusti, scelte.
Basta uno stilista in vena di scherzi, ed ecco le donne calzare scarpe numero 44 anziché 36, compiacendosi d’essere alla moda con sofferte acrobazie sulle rampe di scale o sull’acciottolato. L’inverno ci assale con i suoi rigori?Ecco schiere di fanciulle (e non!) sfidare la congestione e la polmonite lasciando bene in vista l’ombelico.
Insomma, non ci accorgiamo che tendenze pur legittime hanno un tempo e un luogo, e che può accadere che i nostri atteggiamenti e il nostro aspetto, più che alla moda, siano ridicoli. Quando non addirittura stonati. Come gli applausi al termine di un’omelia o al passaggio d’un feretro. Lo stesso papa Giovanni Paolo II ha di recente condannato queste manifestazioni in chiesa. Ne abbiamo avuto un intero campionario nel corso dei solenni funerali di Stato svolti a Roma per i Caduti di Nassiriya. Sarà perché a noi i funerali vengono benissimo in televisione, poi, fanno più audience di Beautiful sarà per la nostra capacità di commuoverci, per la quale ci vengono perdonati tanti difetti, come quello di non
restare seri quando è il caso di esserlo ma prendere tutto per spettacolo, rappresentazione.
Passi l’ultimo applauso ad un attore che se ne va per sempre dalla scena della vita: è l’eco di tanti altri che aveva ricevuto. Ma può scaturire l’applauso al passaggio del feretro d’una ragazza uccisa per follia, di una vittima della violenza, d’un bimbo tragicamente carpito dalla morte?Ne abbiamo sentiti tanti anche per i nostri militari uccisi a Nassiriya e per i due civili morti con loro.
Quanto intenso fragore, quanto lungo fragore: abbiamo perso il significato del silenzio, della solennità del silenzio. Non riconosciamo il frastuono assordante del silenzio, più potente di qualsiasi rumore perché scaturisce dall’animo.
Ci sono casi in cui il chiassoso consenso liberatorio esplode all’unisono, ad esempio in uno stadio di calcio o di atletica, per sottolineare una conquista, una vittoria. Ma quando ci troviamo di fronte alla Morte, l’unico modo per esprimere partecipazione, dolore, vicinanza ai familiari delle vittime è essere loro vicini in assoluto, profondo silenzio. Dentro e fuori dalla chiesa.
Ci sono momenti di riflessione e compianto che non possono essere accompagnati da applausi.