Viva l'allegria, anche se rumorosa

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    Volevo rispondere alla lettera di Lamberto Bianchi della sezione Pisa-Lucca-Livorno il quale su L’Alpino di giugno, parlando dell’Adunata di Piacenza, riferiva del fatto che la moglie alle quattro di mattina si lamentava perché vi erano ancora alpini che cantavano, ridevano, si divertivano. Io penso che in un mondo, ancora meglio in un Paese come il nostro, dove si… piange per 365 giorni all’anno, si piange per mancanza di lavoro, si piange per le troppe tasse, si piange per la nostra politica, o per la mancanza di futuro dei nostri figli, tre giorni di festa non possono che far bene, aiutano ad andare avanti, tirano su il morale.

    In tutte le Adunate a cui sono stato, nessuno… ripeto mai nessuno, della popolazione che ci ha ospitati, mi ha detto “ma quando ve ne andate? Avete scocciato con i vostri canti, con la vostra allegria, con la vostra simpatia, andate via che dobbiamo dormire, perché lavoriamo”. Anzi tutti, e ripeto tutti, ci hanno sempre detto: “Grazie, grazie di essere venuti, grazie di averci dato giorni allegri, pieni di simpatia, colmi di umanità, grazie di aver spezzato la monotonia della vita quotidiana”, tutti… da Bassano del Grappa a Latina, da Bergamo a Torino, da Piacenza a Bolzano, tutti indistintamente, e spesso con le lacrime agli occhi. Mai nessuno che si sia sentito disturbato. Caro Lamberto Bianchi, se un giorno la mia dolce metà dovesse decidersi di venire con me a qualche Adunata, e alle quattro di mattina mi dicesse: “Non credi caro che esagerano con la festa e l’allegria?”, con molta dolcezza le risponderei: “Tesoro, il prossimo anno rimani al paesello, così alle otto di sera puoi andare tranquillamente a dormire nel silenzio e nella quiete del primo tramonto”.

    Vladimiro Tanca, sezione di Cuneo

    Caro Vladimiro (rigorosamente con la “o” finale per evitare le tentazioni della Luxuria) hai perfettamente ragione. Se per due giorni all’anno togliamo il sonno a qualcuno, ricordiamo a questo stressato amico che, oltre il disagio, gli abbiamo risvegliato mille cose belle, che forse dormivano dentro di lui e nella sua città.