Raccontare la sfilata?Ma cari amici Alpini…

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    di Gabriele Balestrazzi

    Io di sfilate da raccontarvi ne ho due, tre, dieci. E vi spiego perché. Vedete, noi parmigiani (e di questo vi siete senz’altro accorti) siamo innamoratissimi della nostra città: talmente innamorati da esserne anche inevitabilmente e terribilmente gelosi. E così, quando i preparativi dell’Adunata hanno iniziato a prendere forma, e le dimensioni della manifestazione (fin lì solamente intuite) si sono rivelate nella loro concretezza, tanti miei concittadini se ne sono un pò spaventati.

    A dieci sette cinque giorni dalla Adunata, qualcuno ha temuto che tende e camper arrivando fin sotto casa avrebbero regalato a Parma un abbraccio un pò troppo stretto. E allora, stanco di accontentarmi dei primi resoconti dei colleghi, e delle telefonate in redazione di chi, preoccupato, si accingeva a progettare un weekend fuori porta, in un mercoledì di riposo sono andato a vedermi la prima sfilata , al Parco Ferrari.

    Ne sono stato immediatamente conquistato, al punto che ho subito proposto alla redazione un articolo, buttato giù sulla scorta di quelle belle emozioni, nel quale ho raccontato di una invasione tanto massiccia quanto ordinata, allegra, educata. E ho invitato tutti i parmigiani, soprattutto quelli più scettici, a farsi una passeggiata in quel parco, invaso ma rispettato, variopinto e musicale ma non chiassone.

    Quel parco in cui, fra tanti ospiti nuovi, come per magìa erano scomparsi quelli più tristemente abituali: gli spacciatori e tossicomani del boschetto ( Fosse anche per loro, ho pensato, l’occasione buona per capire che ci si può drogare già solo di amicizia e di vita). Da quel momento, mi sono concesso una sfilata al giorno. Ho percorso più volte a piedi la città, godendo di come ci si possa sentire ospiti in casa propria , salutando e rispondendo al saluto di tanti sconosciuti (quando ogni giorno facciamo invece fatica a salutare in ascensore il vicino di pianerottolo).

    Venerdì sera alle 23, rientrato dalla redazione, ho assaporato con tanti altri parmigiani una lunga camminata notturna fino a una piazza Garibaldi completamente e allegramente bloccata , dalle penne nere e dai loro canti. E un’altra sfilata me la sono goduta sabato sera, mentre le varie delegazioni si preparavano alla parte ufficiale. E non dimenticherò mai la suggestione di un coro a 15 20 voci, allo scoccare della mezzanotte, sotto i portici della Cittadella: un Ave Maria che scaldava il cuore.

    Il giorno dopo, la sfilata vera: la solennità della cerimonia sullo Stradone, i valori stampati sullo striscione (come lo splendido Senza gli Alpini la montagna frana , ma anche le pianure urbane hanno bisogno di voi e dei vostri valori), il nostro e vostro Vescovo con l’orgoglio di quella pacifica penna nera in testa, e mille altri fotogrammi indimenticabili. Ma la sfilata più importante e più bella, cari amici, non l’avete vista nemmeno voi.

    È la sfilata invisibile del giorno dopo, dei giorni dopo, di un mese dopo. Già: volete proprio sapere che cosa ci avete combinato? Avete fatto in modo che a Parma (la nostra Parma, la città più bella del mondo ) sembra che adesso manchi qualcosa: senza quei tricolori, quella allegria composta, quel senso di amicizia e condivisione, ci stiamo scoprendo un pò più poveri. Allora stiamo provando ad inventare sfilate quasi ogni giorno: una mostra fotografica in Ghiaia, tante lettere che ancora adesso arrivano alla nostra Gazzetta, tante foto di bambini con cappello e penna nera.

    In attesa di rivedervi. E non importa se non potrà esserci un’altra Adunata: ma qualche volta, anche da soli o a piccoli gruppi, tornateci a trovare, tornate a sfilare per la città. Vi saluteremo con gioia, e vi ringrazieremo per averci regalato alcune giornate fra le più belle della storia di Parma.