NAPOLI E LA SICILIA: UN REGNO CHE È STATO GRANDE

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    “Borbonico” nel pensiero collettivo è spesso sinonimo di arretrato e feudale. Forse anche perché la storia risorgimentale ha contrapposto la corte napoletana, considerata retrograda e tradizionalista, a quella piemontese, progressista e illuminista. La realtà è diversa, e il bel saggio di Gianni Oliva restituisce dignità a quella che chiama “la storia negata dei Borboni di Napoli e Sicilia”.

    Perché se è vero che fu feroce, oltre che inutile, la repressione dei patrioti che volevano spodestare una monarchia ormai travolta dalla storia, è altrettanto vero che per cinque generazioni di Borboni, dal 1734 al 1861, il regno visse in un grande fervore intellettuale e di rinnovamento sociale: con la costruzione della prima linea ferroviaria italiana alla reggia di Caserta, il teatro San Carlo, la prima facoltà di economia e commercio, l’influenza di filosofi e scienziati, le prime riforme di ammodernamento amministrativo e giudiziario sulle spinte delle trasformazioni sociali che coinvolgevano il resto dell’Europa. Insomma, un retaggio tutt’altro che oscurantista che viene riproposto senza preconcetti, che non toglie nulla al sacrificio di quanti – soprattutto della borghesia napoletana – spianarono la strada dell’Unità d’Italia, a Garibaldi prima e ai piemontesi poi. (g.g.b.)

    GIANNI OLIVA

    NAPOLI E LA SICILIA: UN REGNO CHE È STATO GRANDE – La storia negata dei Borboni di Napoli e Sicilia

    Pagg. 267 – euro 20, Le Scie Mondadori, www.librimondadori.it – In tutte le librerie