Luci e ombre

    0
    62

    Ho iniziato a collaborare con l’Ana nel 2011 per dare avvio al progetto di creazione di un sistema che mettesse in comune il posseduto delle biblioteche delle Sezioni Ana e lo rendesse disponibile attraverso Internet. Un progetto costoso sia dal punto di vista economico che personale da parte di chi intendeva parteciparvi, ma anche un progetto basato su due dei cardini della cultura dell’Associazione: la condivisione e la presenza sul territorio.

     

    A un lustro di distanza, è ora di tracciare un bilancio che, a mio parere, è fatto di luci e ombre. Dopo la prima fase di avvio, a cui hanno aderito 52 Sezioni con un posseduto a catalogo di 13.201 libri, si è arrivati nel 2016 a 57 Sezioni e un patrimonio di 23.090. Un bel risultato verrebbe da dire. Senza dubbio è stata creata una rete di biblioteche diffusa sul territorio, con un patrimonio interessante.

    Abbiamo visto l’impegno di alcuni, la loro voglia di confrontarsi anche da posizioni critiche e la tenacia nonostante le difficoltà nell’affrontare un programma così diverso da quelli (spesso inadatti) utilizzati sinora. Ma a fronte degli aspetti positivi, rimangono ombre molto ben delineate. Delle Sezioni aderenti, solo 37 sono attive, ossia hanno inviato i dati o li hanno inseriti. Altre 20, pur avendo dichiarato di voler partecipare, sono rimaste inattive. Come mai persiste questa resistenza, anche a fronte di ripetute sollecitazioni?

    Quando nelle mie peregrinazioni formative incontro i Presidenti, mi trovo di fronte a diversi atteggiamenti: c’è chi dice di non avere la persona adatta da impegnare nel progetto, chi di non avere gli spazi, chi glissa con un vago “vedrò…”, chi apertamente contesta la possibilità di condividere il proprio patrimonio. Questi ultimi sono quelli che apprezzo di più. Senza girarci intorno, danno la chiave di lettura di un successo a metà: la mancata comprensione delle ragioni che hanno portato a pensare alla creazione di una rete di biblioteche, una rete che facesse conoscere storia, tradizioni e cultura di un’Associazione che, non dobbiamo nascondercelo, soffre e soffrirà sempre più di una crisi di vocazioni.

    Non posso pensare che proprio un’Associazione che della solidarietà, della partecipazione, della presenza e del servizio alla comunità ha fatto la sua bandiera torni in trincea, si isoli, rifiuti di confrontarsi e di aprirsi a chi vuole conoscerla e ancora più che non proponga la sua collaborazione ad altre istituzioni presenti sul territorio, in una mutua azione soprattutto educativa. Quali sono allora le prospettive?

    Per quanto mi riguarda, rimango a disposizione per tornare a spiegare le ragioni del progetto anche in maniera dialettica e per coadiuvare chi voglia cominciare o andare oltre, introducendo nuove tipologie documentali nel catalogo. Sottolineo però che la direzione da dare al progetto, così come la sua valorizzazione fino a decretarne il successo o l’insuccesso, dipende in primo luogo da voi.

    Cristina Silvani
    cristina.silvani@gmail.com