La leva, un patrimonio morale che non c'è più

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    Caro direttore, la vecchia diatriba sulla fine della leva militare, porta a considerare non lontana la prospettiva della fine per estinzione della nostra Associazione. Non ho numeri in sede locale e nazionale per fare pronostici, ancorché l’età media nazionale sia in termini di statistica preoccupante, per calcolare quanto ci resta al tramonto.

    Ma il termine mi sembra debba essere considerato non solo in funzione della leva, ma in forza della operatività sociale che è la vera forza vitale della Associazione Nazionale Alpini. La mia appartenenza è casuale, grazie all’amicizia di un alpino ormai deceduto, come si dice in gergo, andato avanti. Sono rimasto in forza nei termini di “amico degli alpini”. Solo valorizzando la presenza degli amici degli alpini e continuando ad operare nello spirito dei padri costituenti, che ci hanno insegnato a meritare la stima e fiducia della società, potremo sopravvivere in termine di Associazione.

    Dionisio Gulfi, gruppo di Cumiana, sezione di Torino

    Caro Dionisio, la fine della leva obbligatoria non è solo un pericolo di estinzione per l’ANA, è prima di tutto una gravissima ferita al senso civico dei cittadini. Essere disponibili per il proprio Paese, imparando le leggi della responsabilità e anche dell’obbedienza è un patrimonio morale insostituibile.