La cruda realtà della Guerra

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    Stimatissimo direttore, sentiamo quotidianamente parlare di ragazzi cresciuti ed educati nelle nostre comunità che decidono di andare in guerra. Al di là della loro scelta di campo, ciò che mi colpisce maggiormente è la freddezza con cui vanno incontro ad una possibile morte. In altri tempi ed in altre situazioni avrei pensato a degli eroici difensori dei propri ideali; oggi mi sorge il dubbio che questi gesti siano soprattutto legati ad una deformata percezione di cosa sia realmente la guerra.

     

    Da quarant’anni a questa parte la morte è stata spettacolarizzata dai film prima e dalla televisione poi. Non passa sera in cui la tv non ci offra centinaia di morti e decine di autopsie. La menzogna sta nel fatto che, fin dai tempi di “Giubbe Rosse”, tutti muoiono in una frazione di secondo. Non c’è nessun riferimento alla cruda realtà della guerra dove si muore dopo ore o giorni di atroci sofferenze. Sono sempre stato dell’idea che i giovani vadano protetti dalle immagini violente, però il nostro dovere di alpini in quanto educatori delle nuove generazioni è anche quello di chiarire l’equivoco. Con il buon senso che ci ha sempre caratterizzato, senza usare toni forti, anche cogliendo l’occasione offerta dalle celebrazioni per la Grande Guerra, penso che dovremo “trovare le parole” per il bene dei nostri nipoti.

    Pier Andrea Donazzan – Gruppo di Châtillon, Sezione Aosta

    Sul fatto che i giovani scelgano di partire per la guerra, va detto che ciò dipende dal fascino che essa rappresenta nell’immaginario collettivo, in termini di audacia, coraggio, idealismo… Anche se può sembrare una bestemmia, di fatto per molti la guerra è un sogno, un ideale. E si sa che le nuove generazioni hanno bisogno di sognare in grande. I poster del cantante o del calciatore famoso appesi in camera non rappresentano un soggetto da imitare, ma un ideale di grandezza da raggiungere. Il guaio comincia quando si scelgono grandezze negative, che quasi sempre si rifanno alla trasgressione o a ideali impazziti, come il caso della guerra. Sta agli adulti spiegare l’equivoco, portando nel realismo della vita quello che nei film quasi sempre è non detto o intenzionalmente sacrificato alle ragioni dello spettacolo.