Il percorso educativo dei giovani

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    Mi permetto disturbarla con questa mia opinione riguardo alla lettera “Leva inutile o educativa” di Gaetano Giugliano e alla sua risposta pubblicate su L’Alpino di maggio. Ho fatto il militare nell’artiglieria da montagna nel gruppo Sondrio a Vipiteno, negli anni 1970/1971. Non dilungandomi, condivido la Sua risposta in generale e in particolare il punto in cui dice: “Per ora si tratta di educare le nuove generazioni al senso del bene comune…”.

    Sono convinto che per la formazione del carattere delle giovani generazioni, e non solo, non è la vita militare che ammaestra al senso del bene comune, almeno per l’esperienza che ho avuto io nei 15 mesi di naja. Secondo me bisogna mettere le basi prima e non come servizio di leva obbligatorio ma come disposizione integrativa alla scuola. Robert Baden Powell, generale inglese, iniziò il movimento scout non educando militarmente ma portando sull’isola di Brownsea nel 1907, una ventina di ragazzi che bighellonavano a Londra stimolandoli ad essere autonomi. Uno dei motti del movimento scout è “Si impara da piccoli a diventare grandi”. A 18 anni se non si è immagazzinato fieno di qualità ci saranno difficoltà a cambiare abitudini a meno che si usino punizioni, ma si sa bene che non è con le punizioni che si educa.

    Bernardi Antonio Gruppo Cazzano Sant’Andrea, Sezione di Bergamo

    Caro Antonio, educare un popolo, soprattutto le generazioni che avranno in mano il futuro è azione sinergica, che dovrebbe vedere impegnati famiglia, scuola, mondo dei media, politica, associazionismo… Oggi nessuno ha la pretesa del monopolio educativo, ma ognuno dovrebbe sentire la responsabilità di fare la propria parte. La leva militare obbligatoria forse non sarà la soluzione fondamentale, ma è comunque un tassello non trascurabile da mettere dentro al percorso educativo di un giovane.