Il bollino dei pregiudizi

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    Caro Fasani, non mi sembra stigmatizzabile la lettera “… e la caserma torna ad essere alpina” del socio Giovanni Galeazzi, di Milano anche se tutto non è condivisibile ci sono alpini ed alpini… gli attuali non possono essere come quelli di 50 anni fa, come noi non eravamo come quelli del 1915-’18 ma, una realtà è incontrovertibile, l’ANA come le altre Associazioni d’Arma deve sopravvivere e quindi va bene qualsiasi modo di portare un cappello alpino.

    Per quanto concerne la sensibilità crescente scusa, ma ragioni da prete e non da alpino.

    Tullio Stricca – Trieste

    Caro Stricca, nella mia risposta nello scorso numero, dicevo che alpini non si nasce, ma lo si diventa progressivamente. Questo ti basta per dire che è un ragionamento da prete. Amichevolmente e serenamente ti chiedo di aiutarmi a capire dove sta il clericalismo di un’opinione. Mi piacerebbe, e questo lo chiedo a te e a tutti i lettori de L’Alpino, essere giudicato per quello che dico e per quello che faccio, senza voler mettere il bollino dei pregiudizi, come si metterebbe alle mele Melinda, pretendendo di sapere prima dove collocare il prodotto.