Fango e gloria

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    Le città sono in fermento. I soldati si muovono faticosamente per le strade fangose scansando gli animali da soma e i carri stracolmi di vettovagliamenti. In periferia una lunga colonna di alpini e muli è affiancata dagli autocarri diretti frettolosamente al fronte. È la Grande Guerra che incombe, raccontata dal docufilm di Leonardo Tiberi “Fango e gloria”, in proiezione in queste settimane nelle sale. Il film è stato realizzato sul progetto dell’Istituto Luce – che quest’anno celebra i suoi 90 anni – e da Baires, con il sostegno della Regione Veneto, del Banco di Desio e il patrocinio del ministero della Difesa.

    La maggior parte delle immagini non sono ricreate artificialmente, sono originali, “quelle a colori come le videro i nostri bisnonni – ci tiene a sottolineare il regista Tiberi – danno vita nuova ai mille volti senza nome fissati cento anni fa sulle pellicole per farli tornare a tutti gli effetti i protagonisti del racconto del film, spalla a spalla con gli attori che li evocano”. È la prima volta che si tenta un’operazione così complessa a livello tecnico e stilistico perché i fotogrammi d’epoca dell’archivio Luce sono stati restaurati, colorizzati e attualizzati, scansionandoli in digitale e variando la velocità di scorrimento, in modo da evitare movimenti accelerati.

    Le immagini storiche si intrecciano, in una formula originale, alla fiction che racconta di tre ragazzi romagnoli cresciuti insieme, Mario (interpretato da Eugenio Franceschini), la fidanzata Agnese (Valentina Corti) e l’amico Emilio (Francesco Martino). Vivono sentimenti contrastati tra il timore e l’attrazione per la guerra, il senso di morte che incombe e quello del dovere, che traspaiono dalle vicende al fronte e in quelle della quotidianità e della vita del Paese che continua faticosamente. Le riprese sono state effettuate a Verona e dintorni, mentre le scene più drammatiche sono state girate sul monte Baldo, sotto la supervisione dello scenografo e consulente storico Mauro Quattrina.

    Arrivano le cartoline di precetto, Emilio e Mario devono partire: marina e fanteria le destinazioni. Attraverso le loro vicende vengono raccontate quelle di milioni di giovani che da ogni regione d’Italia si ritrovarono in trincea, incontrando diverse esperienze di vita, aspettative, dialetti. E il suono nel film ha un’importanza particolare. È quello delle varie parlate, ma è anche quello ricreato con perizia sui filmati d’epoca. Gli spari rimbombano tra le vette innevate mentre alcuni esploratori cercano faticosamente di raggiungere la loro postazione. In lontananza il cupo rombo del cannone “Barbara” si confonde con il ronzio di un “Macchi”. “Fango e Gloria” dovrebbe essere proiettato nelle scuole perché è rivolto a far comprendere alle nuove generazioni quello che vissero i loro trisavoli nell’Italia di inizio Novecento, immaginando di dare un nome e un volto al Milite Ignoto. “Compagnia… baionetta in canna!” e “fuori!”, all’assalto… per l’ultima volta.

    Matteo Martin