Abitanti 316, unica famiglia alpina

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    Borrello è un paese concentrato sulla sommità d’una collina di ottocento metri lungo la linea di confine fra l’Abruzzo e la provincia molisana di Isernia. Nonostante ciò ha tuttavia una propria dignità storica. Secondo il filosofo e storico della letteratura Benedetto Croce di questo borgo si ha testimonianza nell’anno Mille, si sa poi che divenne feudo dei nobili Borrello, dei quali prese il nome. Da questa cittadina la vista spazia sulla vallata del Sangro e si chiude a nordovest sul profilo della Majella.

     

    Soffre di un isolamento e del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione: gli attuali 316 abitanti hanno un’età media intorno ai sessant’anni. Ma è un paese tutt’altro che rassegnato e dà numerosi segnali di inversione di tendenza e di iniziative capaci di trattenere i giovani. A parte le bellezze del borgo, il territorio comunale comprende la riserva naturale regionale e l’oasi delle cascate del Rio Verde che precipitando per duecento metri sono fra le più alte d’Europa. Gli alpini danno un ulteriore segno di vitalità, sono ben inseriti nel tessuto sociale e costituiscono un elemento di riferimento di servizio di particolare rilevanza. Il gruppo ha 56 iscritti, 29 alpini e 27 soci aggregati ed è guidato da Carmine Evangelista che ha dato un forte impulso alle attività e iscritto tanti nuovi soci, istituito corsi di antincendio boschivo, un nucleo di Protezione Civile che interviene in caso di calamità.

    Particolarmente importante è l’attività nel settore dell’assistenza sanitaria: hanno donato un defibrillatore ed un ecocardiografo: il primo è presso la casa di riposo, un luogo strategico, perché l’istituto è sempre aperto e l’apparecchio può essere prelevato a ogni ora del giorno e della notte; l’ecocardiografo è nell’ambulatorio del medico condotto, la dottoressa Floriana Massaro. “Si tratta di due apparecchiature utilissime – dice la dottoressa Massaro – tenendo conto che l’ospedale più vicino è a 50 chilometri e l’ambulanza impiega un’ora per raggiungerci”. La dottoressa ha altri quattro ambulatori nel territorio: più che un lavoro, la sua sembra una missione umanitaria a tutto campo.

    Il defibrillatore è gestito dagli alpini. Spiega il capogruppo Carmine che undici alpini hanno seguito un corso di abilitazione al pronto intervento del 118 di Chieti. Guida i volontari del pronto intervento un medico del paese, che è in pensione. Oltre a questo servizio, gli alpini hanno in programma di costituire un gruppo di donatori di sangue. Il sindaco Giovanni Di Nunzio conferma la collaborazione con gli alpini: “In occasione della nevicata del 2010 hanno fatto un bellissimo lavoro. Svolgono compiti di Protezione Civile, e importanti attività sociali…”. La gente del paese li ha visti impegnati a lungo quando la neve, nell’inverno 2010, impediva persino di uscire di casa. Il capogruppo Carmine, che ha una piccola ditta edile – tramandata di padre in figlio e nella quale lavorano anche i figli Rocco e Marianna – è intervenuto con i propri macchinari senza chiedere l’aiuto di nessuno. E con i suoi alpini ha ristabilito la viabilità.

    “Perché – spiega – il capogruppo deve essere come un buon padre di famiglia, disposto alla solidarietà, un fratello per tutti”. Un fratello che pensa agli altri, sempre disponibile con i suoi alpini. Anche ripianando il deficit di bilancio del Gruppo. Ha parole commoventi di riconoscenza per il defunto presidente Antonio Festa, medico, sul cui esempio camminano gli alpini di Borrello, e per l’attuale presidente della sezione Giovanni Natale: “Un vero alpino, che ci è sempre vicino”, dice. Insomma, questi alpini nel paese abruzzese sono un gran bell’esempio di solidarietà e di attaccamento ai valori nel solco della tradizione alpina. Chi scrive li ha visti in Albania durante l’Operazione Arcobaleno, al settore delle Regioni a Valona, prendersi cura dei duecento cosovari del loro campo e dividere con loro i pochi viveri rimasti, (il camion della Regione Abruzzo con gli aiuti era bloccato nel porto di Valona per difficoltà …burocratiche) rifiutando di avere aiuti almeno per se stessi.

    “Se ci sono solo cipolle e cetrioli per i cosovari, possiamo mangiare lo stesso anche noi”, fu il loro rifiuto. E chi non li ricorda quando, all’Adunata a Latina, sfilarono dietro il loro vessillo piangendo e facendo piangere tutti al loro passaggio: spettatori in strada, alle finestre, sulle terrazze, perfino i cronisti che seguivano l’evento e gli stessi speaker. Avevano la regione semidistrutta, l’Aquila era crollata, tante famiglie in lutto, eppure erano venuti a sfilare con il loro vessillo, l’unico che porta sull’asta un’aquila ad ali distese. Erano stati proprio loro i primi ad organizzare i soccorsi, lasciando i propri cari nelle tende per aiutare gli altri, mossi da una solidarietà spontanea che fa onore alla nobile terra d’Abruzzo.

    Sono anche fedeli alle tradizioni: hanno inaugurato un bellissimo monumento costruito dall’artigiano Sergio Nelli con i figli Fabio e Manuele – tutti e tre iscritti al Gruppo – con tanto di aquila (300 penne cesellate) su un cappello alpino, con corda e piccozza incastonate nella roccia del basamento costruito dallo stesso capogruppo. Alpini che già pensano all’Adunata nazionale del 2015 a L’Aquila, tanto attesa e meritata. La gente di Borrello confida negli alpini: sa che può contare su di loro, come in una grande famiglia. E a chi chiede degli alpini, risponde compatta: “Sono bravi…”.

    Giangaspare Basile