Sono uno dei cinque vincitori del concorso “Quel giorno da Alpino che non potrò dimenticare” indetto in occasione dell’Adunata di Bolzano. Lei faceva parte della giuria. Scrivo su “Fiamme verdi” il periodico della mia Sezione di Conegliano. Lo scorso anno le avevo scritto in merito al fatto di come la maglietta dell’Ana sia stata indossata, senza averne titolo, a scopi elettorali, dal segretario di un partito politico. Il Presidente della Sezione di Milano ha stigmatizzato il fatto, così come è stato riportato dal Corriere. Alla mia lettera lei non ha risposto; immagino non possa rispondere a tutti. Ora il problema si ripropone. È mai possibile che per scopi elettorali il cappello alpino sia indossato per dimostrare una vicinanza e una sintonia agli alpini che per i modi e nella sostanza di questo signore sono distantissimi dal pensiero alpino? Dove sono la solidarietà, la vicinanza a chi ha bisogno, la comprensione, la conoscenza dell’apporto che gli alpini hanno dato alla Resistenza (quattro Medaglie d’Oro di alpini solo in provincia di Treviso), senza dimenticare le migliaia di altri con la penna sul cappello?
Gigi Bravin, Conegliano Caro
Gigi, noi dobbiamo rispettare tutte le parti politiche che si ispirano ai principi della nostra Costituzione, ma non possiamo permettere a nessun politico, di nessun partito, che non sia alpino di indossare il nostro cappello. Noi siamo liberi di dare il voto a chi crediamo, ma la prima libertà è quella di non lasciarci strumentalizzare da chi si serve di noi per portare a casa un po’ di voti.