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Il presidente della sezione di Firenze Giancarlo Romoli è andato avanti sabato 23 novembre. Aveva settant’anni ed era malato da tempo.
Prime luci dell’alba del 17 gennaio 1943: lo sferragliare di una formazione di carri sovietici pone in allarme il presidio italiano di Rossosch: il fronte del Don ha ceduto. Gli alpini non si fanno cogliere di sorpresa: i resti del btg. Monte Cervino, con il XXX btg. guastatori e i fanti della Vicenza ingaggiano una lotta mortale con l’avversario. È una giornata di eroismo e di orrore; l’elenco dei Caduti è eloquente. Nel pomeriggio i superstiti iniziano la ritirata verso Postojali e Nikolajewka.
Come ogni anno il Consiglio Direttivo Nazionale definisce un motto che diventa il filo conduttore non solo per l’Adunata nazionale ma anche per tutti gli eventi e le manifestazioni che caratterizzano la vita associativa dell’anno. Per l’Adunata nazionale di Pordenone del 2014 il motto definito nell’ultimo CDN è: “Gli alpini esempio per l’Italia”. Da una prima lettura può sembrare un motto eccessivamente presuntuoso ed auto referenziante ma in realtà esso racchiude intenzioni e valori che si ispirano ad una visione che va oltre il mondo degli alpini. Innanzitutto va precisato che la definizione “alpini” abbraccia tutti gli alpini d’Italia, in armi e in congedo.
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Giuseppe Magnani, alpino d’arresto, racconta il periodo della sua naja, 18 mesi vissuti quasi interamente in Friuli. È uno spaccato della vita di caserma e dei problemi legati al rapporto con graduati e ufficiali. E poi gli incontri con i commilitoni, gente rude, a volte perfino crudele. E poi la montagna, sublime ma associata a tanta fatica e poco cibo: poca retorica ma la vita vera. |
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L’epopea del sottotenente degli alpini Eugenio Bonardi sui tre fronti di Francia, Albania e Russia. Dal fronte russo uscì in ritirata con il grado di capitano, prima di essere internato nei lager di Polonia e Germania. Una minuziosa narrazione autobiografica di un’esperienza presentata nella sua cruda semplicità. |
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Con testi di Marco Tarozzi Un bellissimo libro fotografico, l’ultimo del fotografo ravennate Paolo Genovesi, con le immagini del Catholic Hospital di Wamba, in Kenia – un piccolo villaggio, poche baracche, a sei ore da Nairobi - dove ogni giorno volontari e specialisti di tutto il mondo alimentano la speranza di vita della popolazione locale. Non solo cure per il corpo, ma anche per la mente, scuola, educazione, formazione. |
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Clerici, scrittore e poeta, è attivo da anni nel mondo del volontariato e collabora con numerose associazioni culturali. Il libro non è una cronaca giornalistica del terremoto in Emilia ma, con i suoi 13 racconti, le poesie e le testimonianze, congela l’attimo di un evento drammatico e irripetibile. Lui stesso ha trascorso tre settimane in Emilia da soccorritore. Sua anche l’idea di un testo teatrale che prende spunto dal libro: per la sua rappresentazione non vengono chiesti rimborsi in denaro ma soltanto la possibilità di vendere il libro prima o dopo l’evento. |
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Il libro, patrocinato dal Rotary Club, valorizza il fondo costituito dalle 315 lettere che il sottotenente degli alpini Federico Fossati invia alla fidanzata dal giorno in cui parte per il servizio militare fino all’8 settembre 1943. La maggior parte dell’epistolario riguarda la Campagna di Russia con il btg. L’Aquila, ma altrettanto numerose sono le lettere relative all’addestramento e all’epilogo della guerra nella provincia di Lubiana. Un fondo di grande importanza, che consente di ricostruire la storia dell'esercito italiano durante il secondo conflitto mondiale, ma che, nel contempo, mette in evidenza il contributo reso da Fossati alla vita pubblica del dopoguerra. Ed ecco l’amicizia con Peppino Prisco, l’impegno civile, la grande passione per il calcio e il legame con l’ANA. |
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Il ten. Danda, insieme al racconto della tribolata vicenda del “Vestone” e sua personale, mette in risalto i risvolti umani caratteristici del modo di essere dei suoi alpini. È la seconda edizione di un racconto avvincente e di agile lettura che, a partire da una “piccola” storia, aiuta a capire la grande storia di un Corpo d’Armata che, nell’estate del ’42, partì per una terra sconosciuta per combattere una guerra difficile. |
È giunta alla sua terza edizione la festa congiunta dei tre gruppi alpini di Vione, Cané e Stadolina, caldeggiata dal presidente sezionale Giacomo Cappellini che aveva proposto l’accorpamento delle feste dei Gruppi più piccoli per dare più significato agli eventi.