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Ricorre quest’anno il 75º anniversario dell’affondamento del piroscafo Galilea che dalla Grecia riportava in Italia il battaglione Gemona, alcuni ospedali da campo della Divisione Julia e altri militari. Era la notte tra il 28 marzo 1942, verso le ore 22,45 quando un siluro inglese colpì la nave sul lato destro verso prua, che dopo un’agonia di circa sei ore s’inabissava nelle fredde acque dello Jonio.
A settembre 2013 gli alpini di Trento decisero di partire con il grande progetto di costruzione della “Casa dello Sport Tina Zuccoli” in quel di Rovereto Secchia, comune di Novi (Modena), uno dei paesi maggiormente colpiti dal terremoto del 2012. C’era tuttavia un’incognita: la costruzione sarebbe riuscita a diventare un centro di aggregazione utile a tutta la comunità? Oppure sarebbe stata solo una cattedrale nel deserto?
Gli alpini della Sezione Australia di Perth, hanno dato il benvenuto alla nave fregata Carabiniere, che resterà attraccata a Fremantle fino al 29 ottobre di quest’anno. Sono stati diversi i momenti di partecipazione e d’occasione di incontro a cui hanno presenziato anche console e vice ambasciatore, tra i quali la Messa celebrata dal vescovo sulla nave.
Il 23 marzo scorso se n’è andato Cino Tortorella, noto a tutti per il suo personaggio televisivo più famoso, il bonario Mago Zurlì, nei panni del quale condusse per tanti anni lo Zecchino d’Oro in tv. Non sono però in molti a sapere che Cino (Felice) era stato anche alpino, anzi, un alpino “con le ali”! Il suo servizio di leva lo fece, infatti, nel lontano 1954, nel primo plotone alpini paracadutisti della brigata Taurinense.
Oltre mille persone, quattro quintali di castagne distribuite e la mongolfiera, fornita dall’associazione “Wind&Fire” di Fragneto Monforte (Benevento) - conosciuta in tutta Europa nel suo settore - presa d’assalto da più di 500 persone, bimbi inclusi. Insomma, la “grande mondinata alpina”, svoltasi a Piano di Coreglia, è stata un successo senza precedenti ed è riuscita a portare in paese molta più gente rispetto alle passate edizioni.
Ho prestato servizio nel 1965-1966 come sottotenente presso il btg. Susa a Pinerolo. Vorrei riscontrare la lettera di Flavio Manfredi (si tratta forse dell’allora tenente Manfredi, poi generale, anche lui in servizio al medesimo btg. Susa? Se è così, lo saluto con tanta amicizia). Bene, in quel periodo si preparava la spedizione a Bardufoss in Norvegia per una esercitazione Nato in un sito e stagione (marzo) in cui potevano verificarsi rigidissime temperature tipo Russia.
Mi ha particolarmente coinvolto la lettera, su L’Alpino di febbraio di Ermanno Germanetti che ha affrontato un argomento sempre più ostico, quello della comunicazione. Personalmente mi permetto di esprimere una mia opinione in proposito. Sono un vecio alpino e di conseguenza non certo figlio di questo moderno mondo di comunicazione così tecnologicamente, velocemente e freneticamente avanzato.
Mia Bottos, nipote dell’alpino Claudio Bottos, riceve la borsa di studio “Franco Bertagnolli” dalle mani del Presidente Zenari. La consegna è avvenuta alla presenza dei consiglieri della Sezione Ana di Edmonton (Canada) nel salone centrale del Centro culturale italiano. Mia Bottos è studentessa al terzo anno in Scienze Politiche presso l’Università di Alberta a Edmonton. Auguroni alpini, Mia!
Nella Sezione di Como ci sono tre persone speciali a cui siamo molto legati. È un regalo, ogni volta che abbiamo il piacere di trascorrere del tempo con loro. Una tra loro è la signora Aurelia Valassi, nata a Pola nel 1920. La sua famiglia, perché italiana, fu costretta dai titini alla fine della guerra ad abbandonare tutto e, con un fortunoso viaggio in treno e poi in camion, a rifugiarsi presso alcuni parenti in provincia di Varese.
Sono un artigliere da montagna e mi riferisco all’editoriale di febbraio. Concordo in buona misura con le considerazioni iniziali ed in particolare con l’esortazione rivolta verso le nuove generazioni “per educarle a frequentare la Storia”. Proprio per il rispetto della storia che, per onestà intellettuale, non si può studiare ignorando capitoli scomodi, mi permetto di ricordare che la nostra “millenaria civiltà cristiana” (che suona molto bene) è anche caratterizzata da vergognose ombre lunghe secoli e attribuibili alla religione cristiana.
Il 21º convegno della stampa alpina di Biella ha completato un percorso avviato nel 2015 e legato alla necessità di aprire un dialogo con i giovani per facilitare la trasmissione dei valori cari all’Ana e utili alla società. Due anni fa ci eravamo chiesti cosa il mondo alpino avesse da trasmettere ai giovani, mentre l’anno successivo ci siamo focalizzati su che cosa i giovani chiedono agli alpini. Il tema di quest’anno “Il servizio militare come fonte di sicurezza di sé” è stato sviluppato grazie ad uno stimolante dibattito, incoraggiato dal direttore de L’Alpino Bruno Fasani, dalla prof. Gabriella Colla che lavora al supporto dell’Autonomia scolastica presso l’Ufficio provinciale di Novara, dove coordina e promuove progetti sulla cittadinanza attiva, sull’educazione alla legalità, sull’alternanza scuolalavoro, e dal prof. Stefano Quaglia, dirigente dell’Ufficio scolastico Territoriale di Verona, accompagnato da tre giovani di 5ª scientifico: Riccardo Barbieri, Federica Genero e Laurens Lanzillo che hanno fatto toccare con mano la loro realtà e il loro pensiero.
In questo numero de L’Alpino e nei successivi, desidero portare a conoscenza dei nostri associati come sono distribuite le risorse di mezzi e materiali della nostra Colonna mobile. La Colonna mobile dell’Associazione Nazionale Alpini è un progetto, ancora in corso di implementazione, nata sulle molteplici esperienze acquisite tramite l’assistenza alla popolazione, dopo il sisma del 6 aprile 2009 che colpì L’Aquila e i suoi dintorni.