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Siamo di nuovo con il nostro artigliere alpino del Gruppo Pieve di Cadore, giunto a “metà del campo mobile ed ora s’avvicina la fine”, come scrive alla mamma.
Ho letto sul numero di agosto-settembre la lettera di Luigi Di Meglio a proposito della naja obbligatoria. Siamo sicuri che con la naja volontaria non ci saranno più i fancazzisti e gli imboscati? Anche ai miei tempi c’erano i volontari che noi chiamavamo “firmaioli”.
Settantatré anni dopo, Mario e Isidoro si sono ritrovati. Stavolta in tempo di pace, nella serenità della famiglia invece che tra le bombe. I due reduci Mario Capovilla, 95 anni, di Capriana in Val di Fiemme, e Isidoro Carlotto, 98 anni, di Egna, si sono riconosciuti e incontrati la scorsa estate, grazie a un articolo del Doss Trent, periodico di Sezione, in cui il Gruppo di Capriana faceva gli auguri di compleanno al suo alpino più anziano. Nel breve pezzo pubblicato sulla rivista c’era un accenno al periodo bellico in cui Mario Capovilla venne richiamato per prestare servizio di supporto alla contraerea al Pont dei Vodi di Lavis.
Mi riferisco in primo luogo alla lunga lettera a firma Andrea Miconi, in cui questi si lamenta che, alla cerimonia per la Giornata del Ricordo a Basovizza, gli onorevoli Meloni e Salvini “…siano stati ritratti con il cappello in testa solo per avere voti”; tale onore, a suo avviso, spetterebbe tra gli altri al Papa “quale capo della Chiesa cattolica per la quale noi siamo custodi e difensori… ad altri no”.
Circa un anno e mezzo fa sul nostro giornale usciva l’articolo “Realizzare un sogno” che sintetizzava un progetto di collaborazione tra l’Ana e l’Università, progetto che potremmo oggi intitolare “Studi storici verso il centenario dell’Associazione Nazionale Alpini”. Il progetto si sviluppa in sei borse di studio semestrali e un assegno di ricerca annuale, dal 2016 al 2018, con l’obiettivo di terminare nel 2019 in occasione del nostro centenario.
Alla siccità che durava ormai da mesi si è aggiunto il forte vento e, alla fine di ottobre, sulle montagne della Valsusa, da un focolaio, le fiamme si sono prorogate a dismisura. Una situazione drammatica che ha visto anche gli alpini intervenire con le squadre dell’antincendio boschivo. Solo grazie al massiccio intervento dei canadair, degli elicotteri, dei Vigili del Fuoco e dei volontari, dopo una settimana si è riusciti a domare le fiamme, anche se l’opera di bonifica si è prolungata per parecchi giorni.
Ancora una volta Valdobbiadene ha ospitato un campionato nazionale Ana, aggiudicandosi l’organizzazione della 41ª edizione della Corsa in montagna a staffetta. La manifestazione è stata fortemente voluta dalla Sezione nella ricorrenza del centenario della Grande Guerra, allorché il territorio, dopo la disfatta di Caporetto, fu invaso dalle truppe austro-ungariche. Il 1917 fu un anno terribile per gli abitanti di Valdobbiadene, costretti alle ristrettezze e al profugato, tanto che questo periodo viene ricordato come “l’an de la fam” (l’anno della fame) e porta un triste bagaglio di 484 vittime per stenti.
Nell’editoriale di agosto-settembre “Il potente messaggio della montagna”, ho rivisto molto della mia giovinezza con i filò nella stalla della mia famiglia. Nel mio paese di La Valle Agordina, si può dire che ogni abitazione rurale avesse vicino la stalla con il fienile, qualche volta erano uniti. Nelle lunghe notti invernali, le nostre mamme e nonne, in attesa che le mucche gravide partorissero, filavano la lana, rammendavano vestiario e costruivano “scarpet” (calzature in pezza) per tutta la famiglia.
Leggo con assiduità le lettere al direttore e vi trovo sempre spunti di riflessione molto interessanti. Ho letto con molto interesse la discussione sul diritto a portare il cappello alpino. Sembrerebbe che portare questo sia un onore, mentre il berretto che gli organi centrali hanno stabilito per amici ed aggregati sia meno onorevole. Ma non è così.
Chi non ha mai sognato da piccolo di poter visitare la casa di Babbo Natale, vedere la fabbrica dei giochi, sbirciare gli elfi che impacchettano i giocattoli e accarezzare le renne, fedeli amiche del vecchietto con la barba bianca? A Torino il sogno del Natale si concretizza: fino al 7 gennaio le fantasie dei bambini diventano realtà nei 20mila metri quadrati dei prestigiosi giardini della Reggia di Venaria Reale, dove sorge il villaggio di Santa Claus, immerso nel verde del parco.
Mai come in questi ultimi tempi si ha l’opportunità, tramite i mezzi d’informazione e divulgazione, di approfondire in maniera esauriente, più veritiera e costruttiva, la storia dei due conflitti mondiali. Costruttiva e riflessiva la grande morale che se ne ricava: che alla fine di tali carneficine militari e civili non ci sono né vinti né vincitori, ma solo perdenti.
Nella mattinata dell’ultimo giorno dell’anno scolastico 2016/2017, presso l’istituito di scuola primaria Enrico Fermi di Polpenazze del Garda, gli alunni della classe 5ª sono stati premiati per il concorso “Il milite… non più ignoto”, dal Presidente della Sezione Romano Micoli, alla presenza del Capogruppo Claudio Mazzacani.