Carissimo direttore, desidero ringraziarti senza formalismi, ma anzi con estrema sincerità, per la composizione del numero di luglio della nostra rivista. Ho letto tanti libri di molti degli autori presentati splendidamente, ma non avevo mai colto, se non per pochi di loro, l’amore per la penna nera, la convinzione per il servizio alla Patria e soprattutto lo spirito di Corpo che emergono dalle sia pur poche righe dedicate a ciascuno di loro. Anzi, voglio dire che per qualcuno in passato è stato fatto un ritratto, evidentemente tendenzioso e quindi dettato da contrasto politico (non voglio dire odio, sentimento che va di moda oggi), che non corrisponde a quanto si legge nella pagina e che è smentito dal pensiero e dal sentimento che invece ne risulta chiaramente. Quindi ciò che avete fatto è bellissima cosa, tanto più in questo marasma di ignoranza, inettitudine e ancor più di spregio per la Nazione che sta coinvolgendo il Paese. Grazie ancora, dunque, e, da buon friulanizzato, un mandi cun dut il cûr.
Prof. Franco Vaia, Gemona del Friuli
Caro Professore, la ringrazio non solo per gli apprezzamenti, ma soprattutto per aver capito l’impegno e la fatica di tutta la redazione, nel portare in porto un numero speciale, come quello del Centenario. Personalmente ritengo che il giornalismo che esce dalla nostra fucina meriti molto rispetto per il fatto che noi non raccontiamo le cose con secondi fini. Le nostre indagini, che presentano le fatiche e le possibili lacune di chi fa il nostro mestiere, hanno però il vantaggio di avere l’unico obiettivo di raccontare il passato per quello che è, senza piegarlo a logiche estranee a quelle del solo dovere di informare.
Grazie a tutti voi della redazione da don Bruno a tutti coloro che collaborano per il nostro mensile. Con perfetto tempismo mi è stato consegnato L’Alpino del Centenario e neanche a dirlo ne ho divorato il contenuto e su alcuni articoli mi sono anche un po’ commosso a leggere gli aneddoti di alcuni dei padri fondatori, o semplicemente alpini che nella vita hanno dato tutto per la nostra famiglia, molti li conoscevo per aver letto i loro scritti e di alcuni conosco solo i nomi. Colgo l’occasione per chiedervi se fosse possibile inserire sul nostro mensile delle pagine a proseguo di questo numero con altri aneddoti e curiosità su alpini che hanno fatto grande la nostra Associazione.
Giulio Piana Gruppo di Luzzogno, Sezione Omegna
Grazie, caro Giulio. Hai ragione nell’apprezzare gli aneddoti. Essi non sono solo delle curiosità, ma un modo per restituirci la profonda umanità dei protagonisti di cui si racconta la storia.
Complimenti per il numero speciale de L’Alpino di luglio. Mi ha un poco colpito l’assenza tra i molti personaggi di Piero Jahier, alpino, poeta e scrittore del Novecento italiano. Nel suo “Con me e con gli alpini”, scritto al fronte nel 1918, a guerra non ancora conclusa presenta un documento umano forse ineguagliato. Capitano degli alpini, i suoi soldati sono alpigiani bellunesi o meridionali analfabeti che non hanno mai sentito parlare di Trento e Trieste o di Cecco Beppe, non sanno perché si trovano lì in guerra. Nel libro non si parla di battaglie, di eroi, di medaglie, di Vittoria, nemmeno troppo di morte. Si parla di uomini, si scoprono semplici valori comuni, le mogli a casa in miseria, il fieno che nessuno taglia, il bambino nato che non hanno mai visto. La reciproca comprensione riduce e nobilita la differenza gerarchica. Nella sua pacatezza ed apparente semplicità è in realtà una condanna senza appello di quella tragedia per l’uomo che si chiama guerra. Magari in futuro troverà il modo di parlare di Piero Jahier nella nostra rivista. Mi scuso per il rilievo e la saluto cordialmente.
Piergiorgio Innaciotti, Mantova
Caro Piergiorgio, tu tocchi un nervo scoperto. Quando abbiamo progettato il giornale del Centenario ci siamo trovati col problema della coperta troppo piccola. Nel nostro caso solo 64 pagine per raccontare un secolo. E questo ha voluto dire sacrificare molti facendo delle scelte, rese obbligatorie dalla mancanza di spazio. E Piero Jahier è stata una di queste vittime. Va da sé che l’assenza non ne pregiudica lo spessore morale e la grandezza di scrittore.
Carissimo direttore, desidero farti i miei complimenti per il bellissimo numero (luglio 2019) de L’Alpino. Hai magistralmente interpretato il nostro spirito nel rievocare il Centenario dell’Associazione. In particolare mi sono piaciuti i servizi su “Penne con la penna” e le interviste con Parazzini e Perona. È un numero da tenere da parte perché è fondamentale per la nostra storia.
Giorgio Blais, Sezione Nordica e Sezione Valsusa
Caro Giorgio c’è gioiosità d’animo nella tua riconoscenza e anche generosità. Nel numero speciale c’è il lavoro intelligente e straordinario di Mariolina, Matteo e Valeria. Il battimani va prima di tutto a loro.