Cantare per gli ultimi

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    Grazie per aver risposto con la vostra proverbiale disponibilità a venire in carcere. Oggi, con la vostra presenza e con i vostri canti, durante questa liturgia eucaristica, avete creato un’atmosfera particolare, solenne e più ricca, facendoci partecipi in tal modo della gloriosa storia del Corpo degli Alpini. 

     

    Avete potuto vedere con i vostri occhi che intorno a questo altare ci sono tanti uomini che, pur avendo sbagliato, hanno la certezza che anch’essi sono accolti e amati dal Cristo Risorto che, dopo un ingiusto processo, è morto per i peccati di tutti noi e ancora oggi ci parla e si fa cibo per le nostre anime, per alleviarne le sofferenze e per alimentare le speranze. Per voi essere entrati in carcere, a ridosso della sfilata di Treviso, è stata un’esperienza nuova e complementare. Per noi questo vostro gesto è insegnamento significativo di grande generosità che voi alpini dimostrate soprattutto verso gli ultimi, i bisognosi, evitando di fare distinzioni, e accettando le persone così come sono con cortesia e attenzione. Vi abbiamo visto presenti davanti ai supermercati di tutta Italia in occasioni delle raccolte alimentari proprio a favore delle persone bisognose e svantaggiate. Vi abbiamo visto correre per primi e piantare tende in occasioni di disastri ambientali o climatici. Vi abbiamo visto ripulire e restituire alle città luoghi abbandonati o ricolmi di rifiuti, senza mai pensare alla fatica, al disagio e alle difficoltà, sempre pronti a rimboccarvi le maniche per fare la vostra parte, senza il clamore mediatico o attendere ringraziamenti. Ebbene, anche per tutto questo sentiamo il bisogno di ringraziarvi. Noi, che siamo gli ultimi degli ultimi, spesso allontanati e dimenticati dalla società, sentiamo forte questo sentimento di vicinanza che ci avete donato e del quale voi alpini dovete andarne maggiormente fieri, perché oggi la cifra delle vostre condivisioni è arrivata a trecentosessanta gradi, avendo toccato anche il carcere con la vostra fedele, costante e infaticabile testimonianza. Il Signore delle cime e la Vergine Maria, da voi tante volte invocati e cantati, siano la vostra stella del mattino e quando giungerà la sera siano la vostra guida nella salita della montagna, dove c’è certezza e purezza.

    I detenuti della Casa Circondariale di Treviso

    Grazie cari amici per questa lettera con cui ringraziate il Coro Ana di Oderzo che è venuto a cantare tra di voi nei giorni dell’Adunata. Conosco questo Coro, che si distingue per bravura, eleganza e grande sensibilità umana. Venendo da voi vi ha detto, senza parole, che nessuno è un estraneo nel cuore degli alpini. E noi ve lo ribadiamo insieme a loro, augurandovi che davanti a voi la strada sia in discesa, nel nome di un riscatto che torni a fare di voi non solo degli uomini liberi dalle mura, ma liberi nell’animo per tornare ad essere protagonisti del bene sociale, al quale tutti siamo chiamati.