Ciao Cristiano! Addio al "vecio" reduce d'Abissinia

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Cristiano Dal Pozzo, classe 1913, di Rotzo è andato avanti il nella notte Pasqua. La casacca color kaki e il caschetto coloniale con la penna erano il suo segno distintivo alle Adunate nazionali a cui non mancava mai, calorosamente salutato dal pubblico e dalle autorità. Reduce d’Abissinia, aveva partecipato alla Seconda Guerra Mondiale in Libia e dopo l’8 settembre era stato fatto prigioniero dai tedeschi.

Il Presidente dell’Ana Sebastiano Favero e tutta la famiglia alpina esprimono cordoglio ai famigliari. Ciao Vecio, ora cammina per le tue montagne su nel Paradiso di Cantore.

Molti giornali hanno scritto erroneamente che Cristiano era l’alpino più “vecio” d’Italia. In realtà l’alpino “più in là” è Attilio Moroso, classe 1909, di Laverda (Marostica). In comune i due centenari avevano la vicinanza del luogo dove abitavano… a testimoniare la bontà dell’aria in quella parte del Veneto.

Cristiano Dal Pozzo era nato a Rotzo il 1° dicembre 1913 da Giovanni, classe 1886, e da Catterina Dal Pozzo, classe 1889. Primo di cinque figli (oltre a lui Matteo, Rino, Rita, Teresina) già all’età di due anni e mezzo conosce l’epopea del profugo, quando tutte le famiglie dell’Altopiano dei Sette Comuni, nel Giugno del 1916, devono abbandonare il proprio paese, la propria casa e tutto quello che possedevano per trasferirsi nella pedemontana e sfuggire alla spedizione che gli austriaci stavano preparando per conquistare il territorio.

I profughi di Rotzo venivano assegnati al territorio del Comune di Barbarano Vicentino da dove si sono poi spostati per trovare accoglienza presso le famiglie della pianura. La famiglia di Cristiano si è stabilita a Grisignano di Zocco. Il papà di Cristiano, alcuni anni prima della Grande Guerra, si era recato per alcuni anni in America, come lavoratore nelle miniere di carbone e lì era dovuto rimanere durante tutto il conflitto. Al termine della Prima Guerra Mondiale era ritornato in Italia e si era ricongiunto alla moglie e al figlio Cristiano che nel frattempo avevano fatto rientro a Rotzo. Dopo qualche anno ritornò ancora in America per altri anni per poter mantenere la famiglia che nel frattempo si era ingrandita con la nascita dei fratelli e sorelle di Cristiano. Ritornato definitivamente in Italia, acquistò dei terreni a Grisignano di Zocco e negli anni Trenta vi si trasferì con l’intera famiglia.

Cristiano dopo qualche anno fu chiamato alle armi e prese servizio presso il 66° Battaglione Fanteria di Bolzano. Da Bolzano, partì volontario per l’Abissinia dove partecipò alla guerra negli anni 1935 e 1936 svolgendo il ruolo di marconista. Tale incarico lo convinse alla fine del 1936 ad arruolarsi volontario con la ferma indeterminata e fu assegnato all’8° reggimento Genio di Roma che comprendeva una sezione di alpini nella quale Cristiano fu inquadrato. Ritornò in Eritrea nel 1937 assegnato alla 175ª Compagnia radio collegamenti dell’Eritrea dove fu collocato in congedo all’inizio del 1939. Nel 1940 fu richiamato alle armi nel 4° reggimento Genio di Brunico. Nel 1942 partecipò alla guerra combattuta in Libia dagli italo tedeschi fino alla primavera del 1943 quando rientrò in Italia a bordo di una nave tedesca. Il 9 settembre del 1943 fu fatto prigioniero dai tedeschi a Bolzano e condotto in un campo di lavori forzati in Austria a Linz, dove rimase fino all’aprile del 1945 quando, dopo la liberazione, fece ritorno nel mese di giugno a Grisignano.

Lasciati alle spalle gli anni duri della guerra e della prigionia, Cristiano nel 1947 si sposò con Angelina Belfiori, ma manca il lavoro e i terreni agricoli a Grisignano non sono sufficienti per i bisogni della famiglia, così decise di ritornare a Rotzo, nella Frazione di Castelletto, dove una zia trasferitasi in Australia lascia libera una piccola casa. Negli anni vissuti a Rotzo Cristiano lavorò come operaio stagionale presso imprese che operavano nel bergamasco e in Piemonte per la costruzione di gallerie, di dighe, nelle cave di sabbia, fino alla fine degli anni ’60, quando, pensionato, si dedicò alla coltivazione della rinomata patata di Rotzo.

Cristiano ottenne dalle mani del Prefetto di Vicenza la medaglia d’onore della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli italiani deportati e internati nei lager nazisti. La prigionia in Austria dal 1943 al 1945 indusse Cristiano ad esprimere un voto a Sant’Antonio da Padova che, qualora fosse sopravvissuto, si sarebbe recato ogni anno, il primo di dicembre, giorno del suo compleanno, alla Basilica del Santo per ringraziarlo della grazia ottenuta.

Da quel lontano 1945 Cristiano non volle mancare all’adempimento di tale voto, come non volle mai mancare alle Adunate nazionali dove in sfilata era salutato da pubblico e autorità.