Il bentornato alla Taurinense rientrata dall'Afghanistan

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Realizzare un evento, nel cuore della Torino delle Olimpiadi Invernali, è cosa molto difficile. Il centro della città, in pratica, è tutto occupato dagli spazi dedicati ai Giochi o dalle strutture, come quelle mirabolanti della Medal Plaza, che letteralmente stravolgono prospettive, spezzano geometrie secolari e limitano la circolazione, anche quella dei pedoni.
Resta, nel cuore della vecchia capitale sabauda, una sola area libera; la bomboniera di Piazza Palazzo di Città (nella Torino preunitaria il francese era la seconda lingua ed il Municipio si chiamava, ovviamente, l’Hotel de Ville).
Proprio in questo piccolo spazio racchiuso tra ampi portici settecenteschi interrotti dalla lunga diritta via che sbocca quasi davanti a Palazzo Madama, Torino ha riabbracciato i suoi alpini che tornavano dall’Afghanistan, recando sulla manica destra della mimetica il distintivo intensamente simbolico (un giglio ed una testa di tigre, la purezza e la forza) della Kabul Multi National Brigade (KMNB) a guida italiana, crogiolo per i soldati di 26 nazioni e scuola tecnica ed etica per i militari del nuovo esercito afghano (particolare curioso: l’acronimo di Afghani National Army è identico a quello della nostra Associazione).

Proprio da questa piazza, a luglio, le penne nere del gen. Claudio Graziano, che della KMNB è stato l’ottavo comandante, erano partite per il cuore dell’Asia. Ben equipaggiate per una non facile operazione di mantenimento e consolidamento della pace e di affermazione della democrazia (la Taurinense ha assicurato anche il libero svolgimento delle elezioni parlamentari) in un Paese che, per trent’anni, ha conosciuto solo guerra, morte, soprusi, malattie e fame. Ma armate anche di quella fede e di quell’amore che fa sì che l’alpino italiano mai venga percepito come un soldato d’occupazione, ma come un riferimento di sicurezza ed una certezza di aiuto.

Giornata grigia d’inverno, questo 15 febbraio 2006, con appena qualche refolo d’aria che muove i lembi della decoratissima Bandiera del 3º Alpini. Ci sono tante autorità: il comandante delle truppe alpine gen. di C.A. Ivan Felice Resce, il gen. di C.A. Armando Novelli comandante la Scuola di applicazione, il gen. di divisione Franco Cravarezza comandante del Comando del Reclutamento e forze di completamento Nord. Fra le autorità civili, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino (artigliere alpino), rappresentanti della Provincia e della Regione Piemonte con i rispettivi Gonfaloni.

La nostra Associazione era rappresentata al massimo livello, con il Labaro scortato dal presidente nazionale Corrado Perona e dai consiglieri nazionali Carlo Bionaz, Antonio Cason, Adriano Rocci e dal revisore dei conti Giancarlo Sosello.
Sono in quattrocento, schierati nella piazza con le loro mimetiche da deserto, a ricevere il bentornato per tutti. Gli altri alpini della brigata sono già in quota , nei siti olimpici, a fianco dei fradis della Julia per garantire giorno e notte che tutto, anche tecnicamente, fili liscio sulle piste e sugli impianti che sono, letteralmente, sotto gli occhi del mondo.

Nelle parole del sindaco Sergio Chiamparino risuona l’affetto e la gratitudine di una intera città, di più, di un intero Paese per quello che gli alpini della Taurinense hanno saputo realizzare a Kabul.
Abbiamo tenuto pronte le armi, perché questo imponeva la dura realtà locale, dove un nemico subdolo è perennemente in agguato. Abbiamo dovuto piangere, anche, sulle vite spezzate di alcuni nostri fratelli di altre nazioni che il terrorismo ha stroncato. Abbiamo vissuto momenti di intensa tensione ed allerta. Ma non abbiamo dimenticato, mai, dove eravamo e perché c’eravamo , afferma il generale Graziano.

E le cifre che egli illustra, con la serena chiarezza che gli è consueta, sono eloquentissime: dai diecimila zainetti completi di cancelleria donati agli scolari della capitale afghana dall’operazione Torino Kabul 2005, alle seimila paia di stivaletti di gomma che la Taurinense è riuscita a procurare per i bimbi più sfortunati della città (a Kabul, d’inverno, fa un freddo cane e nevica e non si può davvero resistere al pensiero di quei piccoli piedi morsi dal gelo ), ai novemila occhiali da vista donati agli ospedali cittadini, agli undicimila fanciulli affetti dalla leishmaniosi, terribile infezione causata da protozoi contro la quale non esiste vaccino, endemica nell’Afghanistan di oggi, che sono stati curati, ai due pozzi d’acqua scavati a grande profondità (il disboscamento selvaggio ha fatto abbassare le falde acquifere), ai banchi e alle cattedre che ora arredano quattordici aule scolastiche di Famìlia Academìa

C’è davvero di che riflettere, come sottolinea il comandante le Truppe Alpine, gen C.A. Ivan Felice Resce nel suo saluto, confermando alle donne ed agli uomini della Taurinense ed a tutti i partecipanti all’operazione, dai carabinieri della MSU agli elicotteristi della Marina Militare, l’apprezzamento dei vertici delle Forze Armate.
Ora , ha aggiunto il gen. Resce, l’attività della Kabul Multinational Brigade proseguirà sotto comando bulgaro, ma altri alpini in armi sono e saranno presenti lassù. Sempre con lo stesso impegno umano e sempre con lo stesso stile morale .

Uno stile che il gen. Graziano e i suoi alpini, in sette mesi di duro impegno in Afghanistan, hanno fatto comprendere ed apprezzare ai cuori ed alle menti di quella gente sfortunata.


La Fanfara della Taurinense apre la sfilata della brigata per le vie di Torino.


Gli o­nori al Labaro, scortato dal presidente Perona e dai consiglieri nazionali Bionaz, Cason, Rocci e Sosello.


Il comandante della Taurinense, generale Graziano, consegna al presidente Perona la piccozza con il gagliardetto della brigata multinazionale Kabul.


Il comandante delle Truppe alpine, generale di C.A. Ivan Felice Resce, durante il discorso di bentornato.


Il caloroso incontro del sindaco Chiamparino (artigliere alpino) e il generale Graziano.

Foto Comando brigata Taurinense