Un alpino "ecumenico"

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    Pregiatissimo direttore, ho letto l’articolo “alpini e basco” nel numero di dicembre 2013 e la cosa mi ha rispolverato un piacevole ricordo della naja. Deve sapere che avrei preferito andare nei carabinieri ausiliari, visto che padre e nonno ne avevano fatto parte, in alternativa l’alpino… ma nel 1968 il destino mi ha portato a Roma dove ho frequentato la scuola allievi sottoufficiali dell’esercito, alla Cecchignola, quindi niente berretto rigido e niente penna sul cappello ma basco.

    Il basco, nessuno saprà mai quanto mi stava sulle scatole quel pezzo di sacco. Per la mia serietà di allievo, venni a sapere per caso, da un maresciallo di fureria, che sarei rimasto come istruttore. Ero disperato ma venni anche a sapere che il capitano comandante la scuola puniva i peggiori allievi mandandoli al “freddo” in montagna e negli alpini. Oibò, quale occasione, cominciai a rompere i ranghi, a fare cazzate e disobbedire. Fui chiamato dal comandante per rendere conto di questo cambiamento e lì venne fuori la verità. Apprezzò la sincerità e con un sorriso mi disse: “Cessa le ostilità, sarai confermato negli alpini”. Grande uomo il capitano Zani.

    Negli alpini e da sergente ho preso un sacco di botte, imparai a essere uomo, alpino e non sergente, mi conquistai il rispetto di tutti. Nel mio cuore rimane comunque un pezzettino di simpatia per quel berretto basco e per quello rigido da carabiniere. Amo tutti e due questi berretti, con grande rispetto, ma quello dell’alpino… che storia e che roba!

    Lorenzo Pavan Caro

    Lorenzo, leggerti è stata una piacevolezza. Della gente intelligente hai la capacità ecumenica di indossare con disinvoltura tanti berretti. Degli alpini hai l’astuzia e la determinazione. Era giusto che andasse così. Mi resta solo un desiderio: vederti di persona, darti la mano e mettere a confronto la canaglia che è in ognuno di noi due.