Profumo di umanità

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    Al termine dei lavori dell’assemblea annuale del mio Gruppo ho detto di essere ufficialmente iscritto come “amico degli alpini” da 25 anni, ma che la mia ammirazione per il loro Corpo risaliva ad una settantina di anni prima quando – studente a Bologna – giunse notizia che sarebbe transitato un treno proveniente dal confine jugoslavo carico di donne e bambini in fuga dai partigiani di Tito.

    Erano prevalentemente famiglie di contadini e piccoli allevatori dove gli uomini, nell’impossibilità di caricare il bestiame, erano fuggiti nei boschi con la vana illusione di salvare i greggi che furono “requisiti” dai partigiani mentre gli uomini finirono nelle foibe di cui allora s’ignorava l’esistenza. Organizzammo una colletta che consentì di acquistare molti cartoni di latte e scatole di biscotti che collocammo ogni 15-20 metri sul marciapiede davanti al quale si sarebbe fermato il treno. A questo punto un gruppo di persone armate di badili iniziò a sfasciare il frutto dei nostri sforzi. A noi piangeva il cuore vedere il latte inondare il pavimento. C’era in stazione un gruppo di alpini che, senza alcun comando, attraversò i binari e si dispose a fianco dei viveri e, senza moschetti e senza manganelli, bastò la loro presenza a fermare quelle persone che cominciarono ad insultarli urlando: “Fascisti, fascisti”. Dopo un’ora arrivò il treno e le donne scesero a raccogliere i viveri gridando: “Grazie, grazie, viva l’Italia, viva gli alpini”.

    Fiorenzo Malavolti Bertiond Gruppo di Porretta Terme, Sezione Bolognese Romagnola

    Caro Fiorenzo, la tua lettera è una delle più belle che abbia mai ricevuto nel mio mestiere di direttore. Rende onore agli alpini, ma soprattutto profuma di umanità.