Pedibus calcantibus

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    Per un alpino la preparazione in vista dell’Adunata è un rituale, un po’ come affardellare lo zaino per la marcia in montagna: il peso calibrato, l’equipaggiamento idoneo, nulla deve mancare. Uguale attenzione viene dedicata a una delle parti più importanti: come raggiungere la città dove si svolgerà il grande raduno? La più alpina – e anche la più ecologica – delle soluzioni è quella di… andarci a piedi!

     

    Una disciplina che negli anni ha fatto proseliti, come le due penne nere bresciane del gruppo di Bedizzole, Arsenio Nalesso (classe 1971) del 5° Alpini, battaglion Morbegno e Paride Tellaroli, 64 anni, del 6° Alpini, battaglione Trento. Sono partiti da Longarone e hanno percorso circa 65 chilometri e oltre 4.000 metri di dislivello, dormendo nei bivacchi sulle montagne. La parte iniziale fino al bivacco Cornet è stata la più difficile, l’ultima tratta fino a Pordenone la più bagnata, a causa della pioggia battente. È la quinta Adunata, da Asiago nel 2006, che raggiungono a piedi; solo a Piacenza hanno dovuto alzare bandiera bianca: “Era troppo in pianura, confessano”.

    Per Pordenone gli alpini di Tambre (Belluno) l’hanno pensata più in grande. Si sono ritrovati in 22, con alcuni rappresentanti di altri gruppi del bellunese, di Genova e di Asti, una ragazza della mininaja e altre tre appartenenti alle Squadre sanitarie e alla Protezione Civile. In un giorno e mezzo di marcia la compagnia ha attraversato i monti dell’Alpago, guidata dal capogruppo di Tambre Loris Bona. Hanno raggiunto la Val di Piera, hanno fatto sosta presso la “Baracca degli alpini”, poi il gruppo si è diviso: alcuni hanno seguito il sentiero basso per la Palantina, quelli con più “gamba” sono saliti al “Sasson”, un percorso impegnativo per il dislivello e per la presenza della neve, ancora abbondante. Gli alpini non si sono scoraggiati, dovevano rendere omaggio alla madonnina delle penne nere loro protettrice.

    Nuovamente riuniti hanno affrontato il Col del Cuc, la lunga salita alla Forcella e finalmente il Friuli! In discesa un breve sosta per una preghiera alla Madonna delle Nevi e alla Madonna del Monte, alle porte di Aviano e alla vicina sede degli alpini locali per rifocillarsi e passare la notte. Al mattino, di buon’ora gli ultimi 17 km. “Ma quanti ne avete fatti in tutto?”, chiediamo. Sorridono. “In montagna più che la distanza è faticoso salire e scendere!”. Complessivamente sono stati 2.000 in salita e 1.000 in discesa. Niente male!

    Il primato assoluto in originalità, anche perché realizzato in solitaria, spetta a Dario Cimberle, torinese che ha fatto la naja nell’Edolo ed è iscritto all’omonimo gruppo della sezione Vallecamonica. Dario ha iniziato con il cammino di Santiago e ci ha preso gusto. È dal 2008 che raggiunge l’Adunata a piedi. Quest’anno, cappello alpino in testa, è partito a Pasquetta da Moncalieri e ha percorso oltre 500 km a piedi, sulle strade del Nord Italia. “Pianifico un dettagliato programma di viaggio e chiedo ospitalità per la notte ai Gruppi alpini e alla gente di buon cuore”, racconta Cimberle. “La parte più bella del viaggio sono gli incontri con le persone.

    Il contadino che esce dalla cascina allarmato dall’abbaiare dei cani e si stupisce nel vedere un alpino che attraversa le sue risaie o le vigne e mi invita a bere un bicchiere, ricordando il passato da alpino; il vecchietto che guarda commosso e tradisce il desiderio di dirmi Anch’io sono stato un artigliere da montagna, oppure Ah l’Edolo, io ero del Tirano a Malles… che bei tempi! E ancora, la signora che ricorda il marito alpino che non c’è più, oppure i giovani sul cui viso si legge un accenno d’ammirazione per un vecio che copre chilometri su chilometri, sotto il sole, la pioggia o la grandine e passo dopo passo ha raggiunto i suoi ‘fratelli’ all’Adunata”.

    m.m.