Le donne della solidarietà

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    Tuta gialla, un accenno di trucco, piglio deciso e stessa determinazione dei loro colleghi. È una presenza attiva e spesso silenziosa quella delle donne della Protezione Civile ANA. I numeri dicono che sono un piccolo esercito: quest’anno sono 1.567, il 10% circa di tutta la forza.

     

    In tante erano nei campi durante il terremoto dell’Abruzzo e il loro impegno oggi è fondamentale anche in Emilia dove, oltre a fare tutto il resto, sono maestre nella faticosa arte della buona cucina.

    I rivoli che vanno ad ingrossare il fiume della solidarietà femminile nella P.C. nascono con forme e modi diversi ma hanno un unico splendido fine, quello di aiutare gli altri. La maggior parte delle volontarie proviene dalla grande famiglia degli amici degli alpini, condividono con le penne nere tradizioni e scopi dell’Associazione e partecipano con entusiasmo alle sfilate durante l’Adunata nazionale; sono presenti in tutte le specialità di P.C. e in particolare nella logistica e nella sanità.

    Una piccola goccia è poi costituita dalle alpine in armi e della mininaja, come Roberta Clemente, friulana di 23 anni, papà alpino. Ha svolto i corsi nel 2009, per entrare poi con entusiasmo in Associazione e scegliere di far parte della Protezione Civile alpina: “Appena mi sono iscritta sono andata dove c’era bisogno”. Ricorda la sua prima uscita a Lampedusa, per dieci giorni, con gli alpini abruzzesi per bonificare le spiagge dell’isola dopo gli sbarchi degli immigrati.

    Per Roberta è stata un’esperienza unica che ha orientato anche la sua vita da studente alla facoltà di Cooperazione internazionale di Pisa, dove si è laureata con una tesi proprio sulla logistica dell’emergenza nella Protezione Civile. “La cosa più bella della vita del volontario è la collaborazione con gli altri; nonostante i ritmi incalzanti formi gruppo, superi le difficoltà quotidiane, andando oltre l’età e il fatto di essere del gentil sesso: quello che c’è da fare, lo si fa”.

    È stata a Mirandola al seguito della sezione di Udine ai primi di giugno, appena dopo le prime scosse di terremoto, e ha lavorato principalmente in cucina, un migliaio di pasti al giorno, sotto un caldo micidiale: “Soddisfare le necessità di tutti, persone di diversa età ed etnia non è sempre facile, ma alla sera non puoi essere che contenta per aver vissuto momenti unici, il lavoro chiede tanto ma ti dà anche tanto”. Perché quella nella Protezione Civile spesso è un’esperienza che contagia e diventa quasi uno stile di vita, che si replica anche quando si torna al campanile dove non si smette mai di aiutare, imparare e fare comunità.

    Ultima iniziativa in ordine di tempo a cui ha partecipato Roberta è stata quella di tutor nel campo organizzato dal 30 giugno al 6 luglio dalla sezione di Udine con i ragazzi delle scuole. Il personale specializzato ha parlato ai più giovani dei rischi e della sicurezza in montagna, ha condotto corsi base di roccia, antincendio boschivo – due delle specializzazioni delle squadre di P.C.- portando i ragazzi in montagna a camminare. È questo un altro splendido esempio di come l’esperienza fatta sul campo possa trasformarsi in bene per la comunità, dai più grandi ai più piccoli, in un circuito virtuoso. (m.m.)

    La presenza delle donne nella Protezione Civile ANA per raggruppamento: 1° rgpt. n. 241, 2° rgpt. n. 433, 3° rgpt. n. 652 e 4° rgpt. n. 241.

    Per entrare a far parte della Protezione Civile dell’Associazione occorre essere iscritti all’ANA come soci ordinari o aggregati e fare richiesta alla Sezione di appartenenza, a norma del regolamento, scaricabile da: www.https://www.ana.it/page/protezione-civile-2011-03-02