Le bugie su Cantore

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Caro direttore, ho condiviso la tua risposta alle argomentazioni di Francesco Tronconi relativamente al “Paradiso di Cantore” (L’Alpino di ottobre). Il Paradiso di Cantore assume un valore puramente simbolico e Antonio Cantore era un generale del Regio Esercito e doveva quindi obbedire agli ordini. Dispiace constatare che su Cantore si continui a parlare per luoghi comuni non conoscendo i fatti e soprattutto il personaggio.

Durante la Campagna di Libia, precise testimonianze riferiscono che di notte usciva in ricognizione scortato solo da un sergente che gli portava lo zaino. Quando la zona diventava particolarmente pericolosa, proseguiva da solo prendendo nota di tutto quanto gli sarebbe servito per predisporre l’ordine di operazioni. Prima di ogni azione controllava personalmente l’armamento, l’equipaggiamento e il vettovagliamento dei suoi uomini (in Libia in particolare, le dotazioni d’acqua). Nel combattimento di Assaba, dopo che due suoi cavalli erano stati uccisi, si era portato di corsa alla testa del battaglione e lo aveva condotto all’assalto. Ufficiale coraggioso, intelligente, determinato, intransigente, era a volte implacabile con quelli che scaricavano sugli altri il peso del proprio incarico. Per questo motivo c’erano quelli che non lo stimavano, ma la gran parte degli alpini considerava “el vecio” un padre severo ma giusto che non li avrebbe mai mandati allo sbaraglio. Pertanto definire Cantore “un esaltato che portò i suoi figli a morire come carne da macello” è semplicemente emettere un giudizio superficiale e non veritiero. Allo scoppio della Grande Guerra mentre alcuni generali sono titubanti di fronte agli ordini di balzare in avanti, la notte del 24 maggio Cantore avanza sul monte Baldo e il 26 conquista l’Altissimo. Poi compie una ricognizione in bicicletta sulla strada di Ala, che il 27 è presa d’assalto. Con un colpo di mano conquista il Coni Zugna e viene promosso generale di Divisione sul campo. Antonio Cantore era anche un testardo. Se così non fosse a Forcella Fontananegra non si sarebbe esposto cocciutamente dalla trincea fino a rimanere ucciso. Se questo non fosse accaduto, sicuramente sotto il suo comando gli avvenimenti sulle Tofane e in val Travenanzes avrebbero avuto un andamento diverso.

alpino Sandro Vio, Gruppo Venezia

Caro Sandro, come sempre il bicchiere si può vedere in due modi. Sta di fatto che, comunque lo si voglia vedere, il concetto di autorità durante la guerra e ai tempi della Grande Guerra era cosa ben diversa da quanto potremmo valutare con le moderne categorie culturali. La conseguenza è che la determinazione fu in alcuni momenti quasi spietata. Ma anche l’ardimento non fu da meno. Forse oggi si privilegiano le tonalità pastello. Allora i colori erano netti e inequivocabili.