Cantiamo l’Inno d’Italia

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    Egregio direttore, sono abbonato a L’Alpino che leggo sempre volentieri, nonché un alpino praticante, fiero della tradizione, della storia e dei princìpi che accomunano questo popolo particolare. Sono stato a L’Aquila e confermo l’esperienza bellissima in un clima festoso, di profonda amicizia e solidarietà. Partecipo alle cerimonie più importanti con sincero trasporto, consapevole di rappresentare ideali profondi autentici ed unici.

    Ma c’è una cosa che mi rode, mi inquieta e non riesco a sopportare. In più circostanze ho partecipato o assistito a cerimonie con gruppi alpini in occasione di ricorrenze o celebrazioni, e nel momento culminante, di massimo phatos, ovvero quando risuona l’Inno Nazionale, nessuno lo canta, quasi sia una vergogna, un qualcosa di estraneo. Anzi aggiungo che mi sento terribilmente solo quando, unico, lo canto. Premetto che sono un appassionato del Risorgimento italiano quindi per me il Tricolore è sacro quanto l’Inno, e mi accaloro al solo pensiero di quanti si sono immolati giovanissimi per questo ideale durante le guerre d’indipendenza, e lo scarso riconoscimento di cui ora godono.

    Luca Zonta

    Caro Luca, io a differenza di te, devo dire che, rispetto ad un passato non lontano, oggi sento molti più italiani che cantano il nostro Inno. Anche tra i ragazzi più piccoli. È vero che tutti siamo molto pudichi nell’esprimere i nostri sentimenti, ma l’impressione è che qualcosa stia cambiando.