Milleseicento alpini impegnati nell’operazione di Protezione civile.
Conegliano e la Sinistra Piave. Passa qui il confine tra la vasta pianura che arriva
dal mare e le dolci colline, liete propaggini di quell’ampio sistema montagnoso costituito dalle Prealpi Venete. Ammirando il castello che sovrasta la citt, immerso in una selva di cipressi, o il verde collinare che circonda l’imponente maniero di San Salvatore, che incombe sul Piave, ti vengono in mente i paesaggi
che splendono dietro le madonne del Cima e del Tiziano e ti chiedi se la loro sensibilit pittorica sarebbe stata cos raffinata se non avessero avuto la fortuna di poter ammirare paesaggi cos pregnanti di poesia.
Terra verde e fresca di acque abbondanti: questo lo scenario in cui lo scorso aprile si svolta l’esercitazione Per vias et aquas, organizzata dal nucleo di Protezione civile della sezione di Conegliano, che ha visto l’arancione di una miriade di tute di volontari fondersi ai colori di una primavera ormai nel pieno del suo splendore. Con i nuclei di tutte le sezioni del Triveneto erano presenti anche volontari della sezione di Roma.
Sveglia, alzabandiera e via: alle 7.30 di sabato, 6 aprile, 1600 uomini e 266 mezzi avevano gi lasciato la grande tendopoli, allestita nel campo base presso l’area fieristica di Godega Sant’Urbano, per raggiungere i 24 cantieri organizzati dai responsabili sezionali, gli infaticabili Andrea Danieli e Toni Speranza. Gli ultimi dettagli sulle operazioni erano stati forniti nel corso del briefing della sera precedente ai responsabili delle varie squadre, presenti Gorza, responsabile del Triveneto, e De Maria, responsabile C.C.I.O. I convenuti erano stati accolti dal saluto dal neo eletto Presidente della sezione Conegliano, Antonio Daminato.
L’esercitazione riguardava perlopi opere di riqualificazione del territorio sotto l’aspetto della prevenzione idrogeologica, tutte attivit preventivamente concordate con gli uffici tecnici di 17 amministrazioni comunali. Va detto che, assieme ai volontari ANA delle sezioni del Triveneto, operavano altre associazioni, tra cui i Cavalieri dell’Etere, i carabinieri in congedo, la Croce Rossa civile e militare. Praticamente era poi mobilitata tutta la sezione ospitante, con i gruppi impegnati a fornire supporto logistico e a garantire il vettovagliamento presso le loro sedi. Erano state previste anche prove specialistiche, tra cui l’evacuazione di due scuole, lo spegnimento di un incendio simulato, con l’intervento di un elicottero, l’addestramento delle unit cinofile sul greto del Piave e la simulazione di soccorso a persone bloccate in edifici. Spettacolare stato l’assalto al campanile della chiesa di San Rocco, nel centro di Conegliano, per rimuovere un arbusto dalla cella campanaria.
Le squadre erano formate da alpini di ogni et, accomunati dallo stesso impegno, compostezza e generosit. Ha incuriosito la presenza di numerose penne rosa, impegnate nella logistica ma in qualche caso anche armate di motosega.
Hanno colpito la professionalit, l’organizzazione, l’equipaggiamento e la disponibilit di mezzi delle singole squadre, oltre che l’organizzazione complessiva. Forse, uno degli aspetti pi sorprendenti di queste esercitazioni constatare come gli alpini, che spesso nelle loro manifestazioni si fanno notare per creativit e fantasiosa approssimazione, al momento opportuno sappiano trasformarsi in perfetta macchina operativa.
Grande stato l’apprezzamento da parte dei responsabili delle amministrazioni e di coloro che, prima incuriositi dal grande via vai e poi inevitabilmente coinvolti, hanno finito col diventare spettatori nei cantieri. Dopo cena, nella sala congressi del campo base era previsto il concerto del coro BAJ, uno dei cori pi alpini che
ci sia, essendo formato dagli ex coristi della Julia. Il Testamento del capitano, intonato in piedi da 800 alpini presenti in sala, ha fatto vacillare del tutto la commozione di qualche vecio, precedentemente messa a dura prova da Stelutis alpinis, Signore delle cime e da una singolare armonizzazione del 33.
Significativo l’abbraccio finale di tutti i coristi a quello che fu, , e per sempre sar, il loro capitano: il colonnello Parisotto. Assisteva al concerto Parazzini, obbligato a presenziare dagli amici di Cone gliano. La presenza del Beppe nazionale, impegnato in una concomitante manifestazione alpina a 150 chilometri di distanza, ha contribuito ad alimentare in qualcuno la convinzione che il nostro Presidente possegga il taumaturgico dono dell’ubiquit.
Domenica mattina, dopo la messa al campo base, celebrata dal cappellano sezionale don Domenico Perin, la sfilata dei volontari per le vie di Conegliano stata l’occasione per contare uomini e mezzi.
E per constatare, come sottolineato con viva soddisfazione dal responsabile nazionale Sarti, presente all’esercitazione con Greppi, che la Protezione Civile alpina del Triveneto pu gi contare su grandi numeri. Lo speaker nazionale Nicola Stefani ha illustrato la storia delle sezioni partecipanti e le finalit della nostra Protezione civile, ricordando con toni appassionati (era inevitabile dal momento che giocava in casa) la grande tradizione alpina di questa citt, culla del 6, del 7 e del gruppo art. mont. Conegliano. Il resto nel segno della festa, con pranzo al campo base, discorsi di saluto e ringraziamento e consegna di attestati.
Dove passano, gli alpini lasciano sempre il segno. E di segni ne hanno lasciati nella Sinistra Piave: 20 i chilometri di fiumi e torrenti interessati da pulizia e taglio vegetazione, posa in opera di 800 metri di staccionata, collocazione di reti parasassi, recupero di strade e sentieri panoramici, recupero di fontane ecc . 1609 le tute arancione ANA presenti, con interventi quantificati in 16.560 ore lavorative. Ma altri importanti segni sono stati lasciati, anche se non altrettanto quantificabili. Non sfuggito, per esempio, qui nell’operoso Nord Est, come giovani ed anziani possano rinunciare al loro week end in nome di una appartenenza e di un impegno di volontariato, ribadendo come la gratuit sia un forte connotato del DNAalpino.
La Protezione civile ANA, nata in Friuli all’indomani di una maledetta notte di luna di maggio, rappresenta il futuro della nostra associazione.
Gli alpini hanno capito che per avere un ruolo importante non c’ via migliore di quella dell’attenzione verso gli altri, verso chi colpito dalla catastrofe o chi ha bisogno di aiuto. Vogliono percorrere questa strada per praticare nella maniera migliore i valori alpini; per ridefinire la loro identit, liberandola da troppi anacronistici luoghi comuni; perch ritengono sia questo il modo pi efficace per
testimoniare il loro anelito ad una societ pi fraterna. E per qualificarsi come uomini di pace.
Gianfranco Dal Mas