Obiezione di coscienza

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    L’obiezione di coscienza, soprattutto nei primi secoli del cristianesimo, ma non solo, ha costituito un fenomeno inquietante di crisi profonde, frutto di una sensibilità e di un rigore morale cui va tutto il rispetto. In tempi relativamente recenti, in Italia e soprattutto nella Germania nazista, ci sono stati autentici martiri che hanno sopportato persecuzioni, processi, condanne per mantenere fede ai loro principi etici o religiosi, considerati incompatibili con l’uso delle armi. Nessun pregiudizio da parte nostra quindi nei confronti di chi, in coerenza con i propri convincimenti, ha rifiutato di indossare la divisa, anche se si trattava di un obbligo sancito dalla Costituzione.

    Ben diverso è il nostro giudizio nei confronti di tanti giovani che, incoraggiati da un certo lassismo politico ideologico, hanno evitato di prestare il servizio militare, in modo purtroppo furbesco, scegliendo l’obiezione per convenienza. Col passare degli anni gli obiettori di comodo sono diventati un esercito, e sono arrivati a far dire ad importanti esponenti politici che la leva era una tassa , un cuneo al fianco dei giovani, da togliere senza esitazioni. Come fu fatto puntualmente.

    A questo punto l’esercito dei furbetti , diventato elettoralmente consistente, ha cominciato a pensare che quel porto d’armi, negato per non aver fatto il servizio con le stellette, diventava un altro cuneo fastidioso: oltretutto impediva di andare a caccia o di diventare vigile urbano. In un paese come il nostro dove non c’è partito o area politica, che non si siano cimentati a promuovere condoni, indulti, amnistie, dove il buonismo e il pentitismo imperversano come malattie cicliche ed endemiche, non poteva mancare chi si premurasse di farsi carico delle aspirazioni, altrettanto profonde e moralmente nobili, di questi bravi ragazzi, soggetti ad una intollerabile discriminazione.

    Così, non essendoci altre necessità impellenti per i cittadini nel campo della giustizia, della sanità, della viabilità, della scuola, del lavoro per i giovani ed altro, il Parlamento ha pensato di dedicare un po’ del suo tempo a togliere la tassa sugli obiettori e lo ha fatto con cauta discrezione, alla chetichella, tanto che quasi nessuno si è accorto che la Camera dei deputati ha già dato un colpo di spugna per togliere qualsiasi traccia di una scelta così tormentata .

    Se l’obiezione autentica non fosse una cosa seria si potrebbe continuare sul filo dell’ironia, ma conviene cambiare registro. Gli Obiettori con una coscienza si sentiranno offesi da una norma che azzera un valore morale, costato spesso pesanti incomprensioni con la famiglia e la società. I senatori hanno tempo e modo per riflettere che non è il caso di premiare i furbi. Ce ne sono anche troppi. E c’è anche la considerazione che una norma come quella di condonare qualsiasi rilevanza giuridica alla scelta dell’obiezione di coscienza fatta con le modalità degli ultimi trent’anni approfondisce sempre più il distacco del cittadino, rispettoso degli obblighi di legge, dai suoi rappresentanti in Parlamento.

    Vittorio Brunello