Nuovamente in prima linea

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    Eccoci qui, in piena seconda ondata, come era stato previsto già a maggio. Scrivo con la tristezza nel cuore per i tanti nostri connazionali che hanno incontrato questa “bestia”, per coloro che sono ricoverati o malati a casa, per gli sfortunati che sono “andati avanti” e per quelli che purtroppo li seguiranno. Ricordiamoci delle loro famiglie che rimarranno segnate per sempre.

    Tristezza ma anche orgoglio alpino per tutto quello che stiamo facendo ininterrottamente da dieci mesi, sia come Sanità Alpina Ana della quale sono onorato di esserne il responsabile nazionale, sia come Protezione Civile Ana che ci ha supportato e ci supporta in questo difficile viaggio. Provo ammirazione pensando ai nostri volontari che con abnegazione, spirito di servizio e sacrificio non hanno mai mollato e non mollano mai, come recita la frase diventata un mantra: “Mola mia!”, parole che racchiudono in modo preciso l’impegno sul campo per chi appartiene all’Associazione Nazionale Alpini. La seconda ondata ci ha trovato pronti a fronteggiare questo nemico invisibile.

    Con determinazione e senso di responsabilità, in collaborazione con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII, abbiamo mantenuto attivo l’ospedale in Fiera anche dopo la fine della prima ondata perché volevamo dare un supporto al territorio che più di ogni altro era stato colpito dal Covid-19, nonostante le pressioni di chi voleva farci chiudere ad ottobre, probabilmente perché, in buona fede, non interpretava correttamente la situazione e credeva di tornare presto alla normalità.

    In questi mesi l’ospedale in Fiera ha continuato a lavorare giorno e notte, 7 giorni su 7 fino ad inizio novembre, per svolgere tante attività ambulatoriali fondamentali per il contrasto al virus, come il follow up quale azione supplementare obbligatoria sui 2.500 pazienti ex Covid per capire l’impatto del virus nei loro corpi e per la somministrazione di vaccinazioni ai bimbi e ai lavoratori che necessitavano di questo servizio sospeso da sei mesi.

    È stato anche organizzato, in collaborazione con il gruppo San Donato, il supporto all’erogazione dei tamponi per i nostri concittadini che rientravano dall’estero, allestendo un drive-in dove gli utenti potevano ricevere il tampone molecolare, attività che oggi è stata spostata all’aeroporto di Orio al Serio. Con l’acuirsi dell’emergenza, in pochissimi giorni – ancora una volta con il prezioso contributo degli artigiani bergamaschi – abbiamo traslocato le attività ambulatoriali nel padiglione A della Fiera e ricondizionato il padiglione B a presidio Covid, che da inizio novembre ha accolto nuovamente i pazienti gravi in terapia intensiva.

    Questa volta la maggior parte di loro non proviene dalle terre bergamasche ma dalle altre provincie lombarde, oggi più colpite. È notizia di questi giorni che, oltre a quanto già fatto come supporto logistico al Papa Giovanni XIII, cominceremo anche a sostenerli dal punto di vista medico con personale sanitario volontario della Sanità Alpina che rafforzerà il loro personale all’interno dell’Ospedale degli alpini. Siamo quindi sempre più coinvolti in quella che è la più grave emergenza sanitaria del nostro Paese e del mondo dopo l’influenza spagnola.

    La lungimiranza e la determinazione degli alpini, prima con la creazione dell’ospedale in Fiera e poi con la caparbia difesa dello stesso per mantenerlo attivo, supportati in questa battaglia dalla regione Lombardia e dal prefetto di Bergamo, dimostra ancora una volta che quando si opera per il bene della collettività e della Patria, si riesce a realizzare, prevedere e implementare attività e strutture che poi diventano fondamentali per il bene comune. Tanti giovani si sono uniti a noi e con noi continuano a lavorare, insieme a nuovi volontari che stanno dimostrando concretamente di imparare e di vivere quei valori che sono la base del nostro credo.

    L’importanza del prendersi cura dei vivi per onorare i morti è per tutti noi una bussola, purtroppo tanti nostri connazionali non hanno la fortuna di vivere questo spirito alpino ma siamo sempre disponibili ad insegnarlo e trasmetterlo responsabilmente, non con discorsi retorici ma con i fatti. La nostra Associazione è fonte di ispirazione e d’esempio di questi valori a cui tutti possono avvicinarsi, per rinascere rinnovando il senso puro di Patria e fornire quell’aiuto che tutti noi italiani, in caso di bisogno, vorremmo ricevere, così come stanno ricevendo i nostri pazienti all’Ospedale degli alpini a Bergamo, assistiti dai sanitari del Papa Giovanni XXIII e dal nostro personale, con il supporto logistico della Sanità Alpina e della Protezione Civile Ana.

    Sergio Rizzini


    Abbiamo chiesto a due esperti che quotidianamente si trovano a doversi confrontare con la realtà, una panoramica sul Coronavirus e dei consigli su come proteggerci. Chi volesse approfondire le problematiche della pandemia e avere utili informazioni può leggere su www.ana.it/infocoronavirus/ documento curato dalla dott.ssa Federica De Giuli, direttore sanitario e operativo della Sanità Alpina e dal dott. Marcello Dalzano, medico igienista, anch’egli della Sanità Alpina.