Gli italiani barbaramente uccisi nelle foibe, migliaia di militari, ma anche civili, donne e bambini, oltre a quelli fatti annegare in mare dalle truppe slave di Tito, serbe, slovene e croate, nel corso di una pulizia etnica compiuta dal 1943 al 1947, sono stati commemorati dagli alpini di Lissone che hanno dedicato loro un monumento inaugurato alla vigilia della Giornata Nazionale del Ricordo del lungo massacro e dell’esodo delle popolazioni italiane giuliano-dalmate.
La loro è stata una tragedia sulla quale per decenni è stato steso un velo di colpevole silenzio, soprattutto politico, e manifestazioni di insofferenza nei confronti di quanti rivendicavano il diritto di essere riconosciuti profughi in Patria. Grazie all’impegno degli alpini del gruppo guidato da Antonio Dossi e in special modo alla caparbietà di Walter Gelosa, scomparso di recente, il monumento, in roccia del Carso, è ora una realtà.
All’inaugurazione erano presenti le autorità del Comune e della Provincia, il vessillo della Sezione con il presidente Mario Penati, il consigliere nazionale Cesare Lavizzari, alcune associazioni d’Arma e una rappresentanza dell’Associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia con il presidente Pietro Cerlienco, oltre a tanti alpini. Dopo la benedizione del monumento è stata deposta una corona sulle note del Silenzio, quindi i discorsi incentrati sulla volontà di conservare e valorizzare una memoria per troppi anni sacrificata agli interessi politici. La speranza è che la storia, ora affacciata all’Europa unita, insegni a non commettere ancora gli stessi errori, le stesse barbarie.