Magica Cuneo

    0
    47

    Tutte le adunate degli alpini hanno un loro fascino, una storia. Non sono certo gli elementi atmosferici a caratterizzarne il successo. Sole, pioggia, cielo imbronciato sono elementi importanti non determinanti. Spesso non sono nemmeno le città prescelte a dare un’identità alle nostre manifestazioni perché su tutto prevale il cappello alpino, la fraternità cameratesca, un po’ goliardica degli incontri a distanza di anni, decenni, talvolta mezzo secolo da quella naja tanto imprecata e deprecata, che tuttavia lascia appiccicata addosso quella malattia di natura benigna, incurabile, altamente contagiosa, chiamata alpinite .

    A Cuneo però c’era qualcosa di nuovo, di diverso, nonostante i riti ufficiali, il cerimoniale, le fanfare, i cori e l’atmosfera festaiola, siano sempre gli stessi. Nella città capoluogo della Granda gli alpini erano tanti perché lì avevano fatto il servizio militare, ma anche perché si portavano nel cuore e nella memoria i tanti battaglioni piemontesi e soprattutto delle valli a corona di quella conca suggestiva, che hanno sopportato i sacrifici più cruenti nella Grande Guerra, in Albania e nell’area del Don. Tutti gli ingredienti dell’immaginario collettivo alpino.

    Anche questo però non è sufficiente a spiegare la magia di quelle splendide giornate di maggio, che hanno visto una città trasformarsi in una scenografia di rara suggestione, con un viale e piazze che sembravano disegnate apposta per dare sottolineatura a eventi di grande coinvolgimento patriottico ed emotivo. Si aveva la sensazione che un regista, invisibile e di raffinata maestria, fosse riuscito a mettere in scena gli effetti speciali indispensabili a creare uno spettacolo grandioso e coinvolgente. E il risultato l’abbiamo visto. Città, alpini, autorità civili, militari, religiose, cittadini, tutti assieme in una coralità che non aveva più o soltanto il significato di una manifestazione A.N.A.

    Era l’espressione spontanea, autentica, di un Paese che non vanta solo una unità geografica dal Brennero a Lampedusa, ma una unità ancora più forte e radicata, di carattere morale, capace di mettere assieme gli Italiani disseminati in tutti i continenti, provenienti da tutte le regioni, espressione di tutte le categorie sociali, economiche, professionali, che sentono ancora il bisogno di stare assieme e di mettersi sull’attenti quando sul pennone si alza il Tricolore. Grazie Cuneo. (v.b.)