Lo stemma sabaudo

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    Non è mia intenzione polemizzare riguardo il contenuto dello scritto del lettore Paolo Benfanti pubblicato nel numero di agosto/settembre a pagina 6. Premesso ciò, ricordo che il Tricolore del Regno d’Italia, oltre ad essere presente nella campagna di Russia del 1942/1943, è stato presente anche ad Adua, in Libia, nella guerra 1915/1918, in Africa sud orientale dove, in tutti quei luoghi, la Bandiera con lo scudo sabaudo è stata onorata dagli alpini. Caduti e non, ma non soltanto, perché all’Amba Alagi fu onorata anche dal nemico. È pur vero che stiamo attraversando un periodo durante il quale tutto viene sottoposto all’ideologia, ma la Storia, quella vera, quella maiuscola, non deve essere vista, commentata o influenzata da una tessera di partito o da quanto ad essa è similare. Oggi purtroppo la Storia viene sovente scritta secondo “il variar dei tempi”, ovvero nel solco dell’ideologia che più va di moda. “Lo storico (scrisse E.M. Forster) deve avere qualche idea del come si comportano gli uomini che storici non sono”. Nella circostanza delle solennità civili sono solito esporre al mio balcone il Tricolore sabaudo con il Tricolore della Repubblica. Ne spiego il motivo. Mio nonno paterno (classe 1886) e mio padre (classe 1909) appartennero entrambi al “Pinerolo” del 3º Alpini. Combatterono uno nella Prima e l’altro nella Seconda guerra mondiale sotto la bandiera sabauda che oggi ancora espongo per onorare la loro memoria e di quanti nel bene e nel male, in pace o in guerra, hanno contribuito a renderci quelli che oggi siamo. Mio nonno nel 1908 indossando la divisa militare giurò fedeltà al Re. Mio padre nel 1932 giurò fedeltà al Re e al Duce. Io, alpino del Susa del 4º nel 1961 giurai fedeltà alla Repubblica e al suo Capo. Apparentemente, i tre fatti nei quali vengono recitate finalità e impegni così diversi, possono apparire strani, tuttavia appartengono alla storia. Nessuno lo può negare. Su alcuni cippi lapidei dedicati agli alpini si legge: “Per noi fu legge soltanto il dovere” e il dovere per il rispetto delle istituzioni e delle leggi non può (deve) essere oggetto a servizio delle ideologie.

    Domenico Curletti, Sezione di Torino

    Caro Domenico, personalmente non posso che condividere il tuo ragionamento. Anche se comprendo le ragioni di chi vede nel Tricolore con lo stemma sabaudo un emblema che rimanda ad epoche non sempre felici per il nostro Paese, al tempo stesso non posso non sottolineare come il revisionismo storico a qualunque costo corra il rischio di scivolare nella cancellazione o meglio nella damnatio memoriae: e questo è un pericolo, perché (la massima non è ovviamente mia) un popolo senza memoria non ha futuro. Una tendenza che potrebbe portare a cancellare testimonianze fondamentali del nostro passato: pensate, per paradosso, se qualcuno chiedesse la demolizione del Colosseo perché luogo in cui vennero martirizzati migliaia di cristiani innocenti…