Il Cammino di San Francesco

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    Tre penne nere di Ome (Sezione di Brescia), Delio Biasutti, Aldo Bongioni e Alberto Manziana insieme al sottoscritto del Gruppo di San Vito che dal 2000 è gemellato con quello di Ome, il 3 maggio scorso abbiamo calzato gli scarponi e percorso il cammino di San Francesco, dal santuario della Verna a Rimini, dove abbiamo partecipato all’Adunata. La nostra idea è stata quella di portare a Rimini un messaggio di pace, alla luce di ciò che sta succedendo in questi mesi terribili. Ci siamo decisi a intraprendere un percorso di meditazione con la speranza che presto in quei paesi tormentati dalla guerra possa arrivare la pace. Abbiamo dunque scelto il percorso di San Francesco, accompagnati da due operatori e alcuni ragazzi della comunità “Raggio di Sole” di Ome, che ringraziamo di cuore. Siamo giunti alla Verna in pulmino e abbiamo iniziato la marcia che in 5 giorni ci ha portati a Rimini. Abbiamo camminato per circa 22 km al giorno, dormendo nei conventi per respirare quell’aria di meditazione e di preghiera che, speriamo possa, seppur in minima parte, contribuire alla pace. Il cammino di San Francesco che parte da Rimini e arriva alla Verna per complessivi 112 km, suddiviso in cinque tappe che, per ovvi motivi, abbiamo compiuto al contrario, è divenuto famoso nel maggio del 2013, quando venne inaugurato dall’Associazione di volontariato L’Umana Dimora, che ha a cuore i luoghi storici francescani in Val Marecchia, per ricordare l’800º anniversario del passaggio di San Francesco a San Leo. Che dire di più? L’alpino, il vero e autentico alpino, lotta, lavora e opera per la pace, ma non per autocelebrarsi. Abbiamo camminato con umiltà per entrare a Rimini, senza nessuna pubblicità malgrado il percorso sia stato faticoso (tenuto anche conto della nostra età non più verde), ma in punta di piedi, felici soprattutto di raggiungere tutti gli altri amici alpini e stare in loro compagnia, per fare memoria del significato della vera alpinità fatta di sacrificio, onore, coraggio, rispetto per la Patria e per l’altro, modestia e semplicità di cuore. E da questa esperienza ne esco rafforzato come alpino ma, soprattutto, come uomo.

    Mario Zen, Gruppo di San Vito, Sezione di Bassano del Grappa

    Caro Mario, prima di tutto grazie a te e ai tuoi amici di Ome. Quello che avete fatto è la semente della millenaria civiltà cristiana che gli alpini celebrano nella loro preghiera e che voi avete nella coscienza come aspirazione alla pace che viene da Dio. In questi anni di direzione de L’Alpino una delle critiche che mi venivano rivolte era che si sentiva che ero un prete. Ricorderò sempre Bolzano nel 2012. Mi avvicinò un generale e mi disse: “Non pensi di trasformare L’Alpino in Famiglia Cristiana!”. Fu feroce la mia risposta: “Generale, non so se quanto ha detto sia un’offesa alla mia intelligenza o alla sua”. Non mi ha mai dato disturbo un po’ di puzza anticlericale, che è una forma di ottusità, ma il fatto che desse fastidio quando facevo riferimento ai valori cristiani. Ogni volta mi chiedevo: ma quando recitano la loro preghiera, ci sono alpini che fanno un falso in atto pubblico?