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sabato, 4 Maggio 2024

Storia antica, vestito nuovo

"Oh! Valentino vestito di nuovo, come le brocche dei biancospini! Solo, ai piedini provati dal rovo porti la pelle de’ tuoi piedini…" Alzi la mano chi, avendo la mia anagrafe, non ha imparato a scuola questi versi del Pascoli. Parole, per noi datate, con le quali si raccontava la fatica delle famiglie del tempo. Persino le uova del pollaio potevano servire per comprare un abito nuovo. Ma questo non era garantito anche per le scarpe se poi, a marzo, le galline andavano in cova diventando chiocce. Versi che ci arrivano con tutta la loro carica di sofferta ingenuità e senza rimandi alla realtà dentro la quale siamo immersi.

I nostri Caduti

Egregio direttore, le scrivo non certo per fare politica, ma una scelta del nostro governo mi ha lasciato perplesso e vorrei sentire il suo parere. Nei recenti fatti parigini una ricercatrice italiana è rimasta vittima di un fanatismo irrazionale e crudele ed a lei sono stati tributati i funerali di Stato.

LECCO – Alpino fra gli Alpini

Il ruolo di presidente non è facile, soprattutto in un’Associazione come la nostra: tanti gli impegni, tanti i problemi da risolvere, tanti gli incontri istituzionali. Quando ho saputo che il Presidente Favero sarebbe venuto a far visita al mio Gruppo, ho pensato di organizzare qualcosa di semplice, affinché si sentisse in famiglia, uno di noi. Niente clamori dunque, niente autorità, niente discorsi, così da godere appieno il tempo e la nostra compagnia. 

Come nasce un canto

Durante i lunghi anni di prigionia in Russia, il tenente Italo Stagno 1º Alpini, divisione Cuneense, Medaglia d’Oro al Valor Militare, scrisse i versi di questa poesia. Unico degli “ultimi 28” prigionieri italiani a non rivedere l’Italia, si spense il 24 settembre del 1947 nel Waldlazarett n. 1.035, a circa 30 km da Kiev. Il tenente medico Enrico Reginato (Medaglia d’Oro al Valor Militare, btg. Sciatori Monte Cervino) gli rimase accanto fino all’ultimo respiro.

Spiegarsi per capirsi

Avevo da poco finito la naja, ero a Longarone per lavoro e quella sera, lontano da casa, decisi di andare al cinema a Belluno. Nella sala tre o quattro persone sparpagliate e quattro giovani alpini in divisa. Da poche settimane era entrato in vigore il divieto di fumare nei cinema e sia io che loro tenevamo la sigaretta racchiusa nelle mani per non far vedere la luce rossastra della “brasa”, in perfetto stile alpino, come si faceva di guardia in trincea.

Guerra scarpona

Era l’estate del 1994 quando il buon Aldo Zorzi mi suonò a casa: «Milanese!!! – mi chiamava sempre così – ho il materiale da darti per la mostra…». Si trattava di una bella pinza tagliafili lunga modello “Malfatti” e un sacchettone ben pesante con dentro delle strane calzature. «Sai cosa sono, milanese?». «Ovviamente no, cioè sì, scarpe fatte con la corda» risposi. Il buon Aldo con il suo faccione, compiaciuto annuì e sornione mi spiegò la storia di quel paio di scarpe (nella foto a sinistra). 

Saluti dall’Abruzzo, via web

Gli alpini schierati in Libano hanno celebrato gli eroi della battaglia di Selenyj Jar in collegamento video con la nuova sede della Sezione Ana Abruzzi. A ricordo della battaglia sul “quadrivio insanguinato”, i caschi blu del battaglione L’Aquila hanno realizzato e condiviso con gli alpini abruzzesi un documentario che racconta le dinamiche della battaglia, evidenziando l’astuzia, la tenacia, il sacrificio e il valore degli alpini abruzzesi che in Russia mantennero salda la difesa sul Don permettendo il ripiegamento dell’Armata italiana.

Il mondo alla rovescia

La guerra si insinua nell’esistenza di ognuno ancor prima che imperversi. Essa coinvolge uomini e donne, vecchi e bambini, senza differenze. Il 24 maggio 1915 la notizia non colse nessuno impreparato, i giovani e i richiamati si apprestavano a lasciare tutto, indugiavano sui ricordi, restavano fermi, immobili davanti alla finestra di casa nel tentativo di bere fino all’ultimo sorso l’orizzonte che avevano guardato ogni mattina, i profili delle montagne che conoscevano a memoria, il cielo sopra la loro casa. Le donne, fossero mamme, spose, sorelle o fidanzate, vivevano l’imminente separazione con riserbo, sebbene nel cuore portassero un peso enorme, cercavano di nascondere la preoccupazione mostrandosi forti.

Esercito e ufficiali di complemento

L’esercito non ha più bisogno degli ufficiali di complemento, ma per le esperienze vissute sul campo posso dire che l’apporto che ho dato io all’esercito in quei 15 mesi è stato notevole ed anche i valori che mi ha trasmesso l’Esercito Italiano sono importantissimi. 

DOMODOSSOLA – Un presepe alpino

Era da circa due anni che gli alpini del Gruppo di Re avevano in animo di realizzare un presepe alpino; la difficoltà era di riuscire a trovare un sufficiente numero di statuine. Poi un giorno, il Capogruppo Pio Cantadore chiacchierando dell’idea con l’amico Ivan Mellerio, alpino e componente della Commissione sportiva nazionale, ha scoperto che Ivan possiede una bella collezione di alpini in bronzo nelle varie divise storiche, dalla fondazione del Corpo ai giorni nostri.

Teresio, ribelle per amore

Il 17 gennaio 1945, appena dopo la sua scomparsa, si parlò della morte di un Santo. Nell’orrore del lager di Hersbruck Teresio Olivelli agì nello stesso modo in cui visse la sua breve vita, inseguendo un istinto di giustizia, difendendo i deboli e gli oppressi. La sua predisposizione ad aiutare il prossimo emerse naturale fin dalla gioventù - era nato a Bellagio (Como) il 7 luglio 1916 - e si fortificò con la militanza ad Azione Cattolica e alla Federazione Cattolica Universitaria Italiana. Al Collegio Ghisleri di Pavia, durante gli studi in giurisprudenza, i compagni lo soprannominarono scherzosamente “Padre Oliva” per la sua religiosità.

Alpini, andouma prou

Cinque reduci, Gino Gollo del 4º artiglieria, Attilio Badino e Leonardo Sassetti del Ceva, Giovanni Alutto del Borgo San Dalmazzo, Giuseppe Fornero del gruppo Mondovì e un cappello sopra a un cuscino. A Ceva, domenica 17 gennaio c’erano loro a ricordare quegli uomini che si immortalarono a Nowo Postojalowka il 20 gennaio di 73 anni fa. La Julia ha come obiettivo il villaggio di Kopanki alle porte di Nowo Postojalowka. I ripetuti attacchi non portano a nulla. Uomini esausti e disperati.

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