Spiegarsi per capirsi

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    Avevo da poco finito la naja, ero a Longarone per lavoro e quella sera, lontano da casa, decisi di andare al cinema a Belluno. Nella sala tre o quattro persone sparpagliate e quattro giovani alpini in divisa. Da poche settimane era entrato in vigore il divieto di fumare nei cinema e sia io che loro tenevamo la sigaretta racchiusa nelle mani per non far vedere la luce rossastra della “brasa”, in perfetto stile alpino, come si faceva di guardia in trincea.

     

    Ad un tratto fummo inquadrati e illuminati da una torcia elettrica e grossolanamente richiamati a voce alta da un addetto che ci buttò letteralmente fuori dalla sala di proiezione. All’ingresso il controllore rincarò la dose di offese, e rivolgendosi agli alpini li trattò veramente a malo modo (in fondo aveva ragione) ma il tono fu veramente offensivo. Decisi di raffreddare il tipo, dicendo semplicemente: lei ha ragione e non discutiamo, faccia quello che deve fare, se deve chiamare i carabinieri lo faccia, ma smetta di offendere questi ragazzi, alpini, soldati che poche settimane fa vi hanno aiutato allo stremo delle forze a scavare nel fango, nella melma, per cercare di salvare quante persone possibili o restituire ai parenti i morti, quelli del Vajont. Il proprietario intervenne, e disse: «Va ben così, andé voialtri ma non fumate più al cinema». Guardò la maschera e disse: «Sta sito, tasi».

    Lorenzo Pavan

    Lo spontaneismo non ci consente di fare quello che ci pare, ma neppure il fiscalismo è la soluzione ai problemi. Spiegarsi e capirsi rimane l’unica strada tra persone civili.