Povera “Mario Fiore”

    0
    1289

    Sono ormai passati quasi venti anni da quando la caserma “Mario Fiore”, sede stanziale del btg. Saluzzo è stata chiusa. Dal 15 settembre la caserma appartiene al comune di Borgo San Dalmazzo. L’agenzia del Demanio, direzione regionale Piemonte e Valle d’Aosta, l’ha definitivamente ceduta a titolo gratuito. La firma del sindaco Gian Paolo Beretta ne ha siglato la cessione.

     

    La visita all’ex area militare è stata angosciante per chi come me vi ha passato quasi otto anni, prima come comandante di Compagnia e poi come aiutante maggiore. Ricordo il rigore, l’ordine, la pulizia che contrassegnava gli edifici, persino le salmerie, dove i muli erano amorevolmente strigliati dai propri conducenti. La caserma è stata dismessa nel 1997 e da allora la natura ha fatto il suo corso, allargandosi e aggrovigliandosi con ramaglie, sterpaglie ed erbacce. E quel che la natura non ha potuto l’ha fatto l’uomo. L’area è stata depredata e devastata da atti vandalici: dappertutto muri diroccati e sfondati per portar via le caldaie della centrale termica, pavimenti scalzati, scale sventrate, sanitari divelti… Sulla porta della palazzina comando campeggia ancora lo stemma del “Doi” con il motto del battaglione Saluzzo “Droit quoi qu’il soit”, ma sui gradini un fitto tappeto di vetri rotti fa a gara con le sterpaglie: 55mila metri quadri di sfacelo. I borgarini sono contenti che la caserma sia diventata un bene del Comune e sono pieni di aspettative. «Cominceremo a breve col ripulire tutto – ha affermato il sindaco, alpino del Saluzzo – e poi daremo inizio con i tecnici ad uno studio di fattibilità per vedere quale possa essere la destinazione urbanistica migliore». La foto dimostra lo stato di abbandono: nella cappella, dove gli alpini si radunavano per la Messa, sembra siano state celebrate “messe nere” a sfregio di quel luogo dove una pregevole opera in ferro battuto ricordava il sacrificio della Cuneense e la tragica ritirata nella neve. Questi sono i tesori abbandonati dallo Stato.

    Gianfranco Fabbri, Sezione di Cuneo