Sora, tra realtà e punti di vista
Caro direttore, è da tanto tempo che volevo dire la mia su determinati argomenti ma avevo sempre lasciato perdere, ora è venuto il momento (almeno per me) di chiarire lo scopo della nostra rivista. Prendo spunto da alcuni articoli degli ultimi mesi che non mi sono piaciuti per niente.
Un Trentatré per dire: grazie Giuliana!
A seguito dell’ottimo articolo apparso il mese scorso, come vecchio collaboratore dei passati direttori Vita, Peduzzi e Di Dato ho avuto l’immenso piacere di conoscere ed apprezzare Giuliana Marra. Una donna straordinaria, trasparente, leale, dalle indiscusse capacità relazionali e integrità morale. Una persona che ha sempre dimostrato grande attaccamento all’Associazione e al proprio lavoro come non mai.
Là dove tramonta il sole
Sembra un foglio scuro e stropicciato il mare questa mattina, colpa del vento di libeccio che soffia severo da sud ovest. Compare all’improvviso, dopo una galleria, lungo l’autostrada del Turchino. Percorro qualche chilometro ancora e arrivo a Savona, poi a Carcare. L’illusione salmastra svanita. Nel parcheggio della piazza principale mi aspetta Luigi Bertino, profondo conoscitore della gente e delle tradizioni scritte lungo il crinale tra Piemonte e Liguria. Da tempo mi aveva promesso qualche ora che difficilmente avrei dimenticato.
Tranquillo… caro Roberto!
Egregio Direttore, caro alpino, hai pubblicato sul numero di dicembre una mia lettera o meglio circa metà del mio scritto e fin qui nulla di strano perché si sa che spesso, per motivi di spazio, è necessario tagliare i testi.
SICILIA Omaggio al gen. Sapienza
Le autorità civili, militari, le Associazioni d’Arma e la Medaglia d’Oro al Valore Militare alpino Andrea Adorno si sono riunite presso la tomba del generale Luigi Sapienza (1866-1939), per rendere omaggio ad un grande siciliano, due volte Medaglia d’Argento al V.M. della Prima Guerra Mondiale. Al monumento ai Caduti di piazza Pertini si è celebrato l’alzabandiera a mezz’asta in ricordo dei morti e della connazionale Valeria Solesin, trucidati dai folli dell’Isis al Bataclan di Parigi.
CONEGLIANO – L’80º del Gruppo San Pietro
L’eremo camaldolese di San Pietro di Feletto (Treviso) risale al 1670 e fu soppresso nell’ottocento da Napoleone. Attualmente ne restano solo alcune parti, tra cui quattro celle, il refettorio e l’albergo dei poveri, dove ha sede il municipio. Quelle celle sono state per due secoli simulacri vuoti e abbandonati. Dal 1989 una di queste è la sede del Gruppo alpini San Pietro: con i suoi 39,40 metri quadri è la sede più piccola tra i Gruppi della Sezione.
Storia antica, vestito nuovo
"Oh! Valentino vestito di nuovo, come le brocche dei biancospini! Solo, ai piedini provati dal rovo porti la pelle de’ tuoi piedini…" Alzi la mano chi, avendo la mia anagrafe, non ha imparato a scuola questi versi del Pascoli. Parole, per noi datate, con le quali si raccontava la fatica delle famiglie del tempo. Persino le uova del pollaio potevano servire per comprare un abito nuovo. Ma questo non era garantito anche per le scarpe se poi, a marzo, le galline andavano in cova diventando chiocce. Versi che ci arrivano con tutta la loro carica di sofferta ingenuità e senza rimandi alla realtà dentro la quale siamo immersi.
I nostri Caduti
Egregio direttore, le scrivo non certo per fare politica, ma una scelta del nostro governo mi ha lasciato perplesso e vorrei sentire il suo parere. Nei recenti fatti parigini una ricercatrice italiana è rimasta vittima di un fanatismo irrazionale e crudele ed a lei sono stati tributati i funerali di Stato.
LECCO – Alpino fra gli Alpini
Il ruolo di presidente non è facile, soprattutto in un’Associazione come la nostra: tanti gli impegni, tanti i problemi da risolvere, tanti gli incontri istituzionali. Quando ho saputo che il Presidente Favero sarebbe venuto a far visita al mio Gruppo, ho pensato di organizzare qualcosa di semplice, affinché si sentisse in famiglia, uno di noi. Niente clamori dunque, niente autorità, niente discorsi, così da godere appieno il tempo e la nostra compagnia.
Come nasce un canto
Durante i lunghi anni di prigionia in Russia, il tenente Italo Stagno 1º Alpini, divisione Cuneense, Medaglia d’Oro al Valor Militare, scrisse i versi di questa poesia. Unico degli “ultimi 28” prigionieri italiani a non rivedere l’Italia, si spense il 24 settembre del 1947 nel Waldlazarett n. 1.035, a circa 30 km da Kiev. Il tenente medico Enrico Reginato (Medaglia d’Oro al Valor Militare, btg. Sciatori Monte Cervino) gli rimase accanto fino all’ultimo respiro.
Spiegarsi per capirsi
Avevo da poco finito la naja, ero a Longarone per lavoro e quella sera, lontano da casa, decisi di andare al cinema a Belluno. Nella sala tre o quattro persone sparpagliate e quattro giovani alpini in divisa. Da poche settimane era entrato in vigore il divieto di fumare nei cinema e sia io che loro tenevamo la sigaretta racchiusa nelle mani per non far vedere la luce rossastra della “brasa”, in perfetto stile alpino, come si faceva di guardia in trincea.
Guerra scarpona
Era l’estate del 1994 quando il buon Aldo Zorzi mi suonò a casa: «Milanese!!! – mi chiamava sempre così – ho il materiale da darti per la mostra…». Si trattava di una bella pinza tagliafili lunga modello “Malfatti” e un sacchettone ben pesante con dentro delle strane calzature. «Sai cosa sono, milanese?». «Ovviamente no, cioè sì, scarpe fatte con la corda» risposi. Il buon Aldo con il suo faccione, compiaciuto annuì e sornione mi spiegò la storia di quel paio di scarpe (nella foto a sinistra).