Tranquillo… caro Roberto!

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    Egregio Direttore, caro alpino, hai pubblicato sul numero di dicembre una mia lettera o meglio circa metà del mio scritto e fin qui nulla di strano perché si sa che spesso, per motivi di spazio, è necessario tagliare i testi. 

     

    La cosa però che non mi dà pace è il fatto che, pubblicando solo alcune mie osservazioni, hai completamente stravolto il mio pensiero che pure avevo espresso in modo molto chiaro. Mi ritrovo, all’alba dei settant’anni, ad apparire come un ultrà dei trabiccoli nonostante che nella lettera li condanni come improponibili e addirittura ti proponga una possibile soluzione per sterilizzarli! Non sai quante telefonate di conoscenti ho ricevuto: volevano sincerarsi che non mi fossi rincretinito improvvisamente. Mi chiedo: perché hai omesso la seconda parte in cui proponevo un escamotage per LEGALIZZARE (scritto in maiuscolo) la cosa? Ma perché censurarmi e farmi apparire quello che io non sono! Ai miei amici ho già spiegato tutto io, agli altri, ora, ci devi pensare tu. Con spirito alpino.

    Roberto Bucella

    Caro Roberto, il tono del tuo scritto mi ha commosso per la bontà che si respira ascoltando il tuo argomentare. Tranquillo, amico caro, nessuno ha pensato male di te. Semplicemente ho lasciato cadere l’idea di legalizzare i trabiccoli, perché nessun mezzo può transitare sul suolo pubblico se prima non è stato autorizzato da una omologazione ufficiale, cosa improponibile per dei trabiccoli, come sostieni anche tu.