In ricordo del generale Varda
Illustre e caro direttore, cinquant’anni orsono, il 23 ottobre 1965, moriva il gen. C.A. degli alpini Giovanni Varda, mio padre. Ebbe funerali militari, con la bandiera del 2º rgt. alpini. Unitamente a mia sorella Maddalena, abbiamo voluto ricordarlo con una Messa nelle due sedi significative della sua vita: Chiomonte dove nacque, Alba dove spirò.
VALSESIANA – Nel ricordo della Grande Guerra
Una splendida giornata di sole e un maestoso Monte Rosa hanno allietato il raduno del Gruppo di Scopello. Nell’anno in cui si commemora il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia la ricorrenza è stata particolarmente sentita e partecipata: il ricordo è andato a quanti hanno dato la vita e hanno sopportato privazioni e sacrifici per la Patria.
MILANO – Storia di un ritrovamento
Ricevo una telefonata dal mio predecessore Giorgio Urbinati: mi informa che, presso il Gruppo di Godiasco, Sezione di Pavia, c’è il cappello alpino del col. Dante Belotti – uno dei personaggi più carismatici per gli alpini milanesi – e che il Gruppo intende donarlo alla Sezione di Milano. Allo stupore segue la curiosità di capire come e perché il cimelio fosse in quel di Godiasco.
Trasmissione generazionale
Semplificando, potremmo definire il 19º Convegno Itinerante della Stampa Alpina come il trionfo del contenuto sulle informazioni tecniche. «Il far pensare è fondamentale per una stampa alpina che oggi supera abbondantemente il milione di lettori », sottolinea il direttore de L’Alpino Bruno Fasani in apertura dei lavori del congresso, organizzato dalla Sezione di Como nella bella sede dell’Associazione Costruttori. «Siamo abituati ai mass media che ci propongono un’informazione aggressiva ma non dobbiamo sentirci una stampa minore - ammonisce - perché c’è un’opinione comune della gente che ha bisogno di alimentarsi di cose serie e credibili».
Una triste omissione
Il giorno 18 novembre ho partecipato alla cerimonia sul Monte Stella a Milano, per la dedica di un cippo al custode di Palmira, Khaled al Asaad, massacrato dall’Isis.
Fuoristrada con gli alpini
La Protezione Civile Ana ha chiesto al Comando Truppe Alpine di Bolzano e al 6º reggimento alpini di Brunico di addestrare alcuni volontari Ana all’uso di fuoristrada in ambienti difficili.
Io, prete, difendo gli alpini
Cari amici, lo scorso mese di novembre, si “consumava” l’ennesima scaramuccia tra il celebrante di una liturgia funebre e gli alpini presenti alla cerimonia, per rendere omaggio ad un alpino “andato avanti”. In quella occasione il “Corriere della Sera”, edizione veneta, mi chiedeva un pezzo a commento.
Quel piccolo fuoco
Stimatissimo direttore, vorrei farti leggere il ricordo di un lontano Natale di mio suocero Gatti Secondo di Angiari (Verona), così come lo rievoca a figli e nipoti. «Balcani 1943, il fuoco di Natale. Sono un reduce della seconda guerra mondiale. Nel periodo natalizio mi tornano alla mente tanti ricordi e uno di essi risale al Natale del 1943, ossia 72 anni fa.
Ana e Truppe Alpine
È sempre più frequente che componenti dell’Esercito Italiano partecipino alle numerose emergenze ambientali che in Italia, purtroppo, avvengono in modo ricorrente. In funzione di questo presupposto la Protezione Civile Ana ha interloquito con le Truppe Alpine per comprendere le modalità d’intervento di ciascun soggetto e sviluppare una migliore collaborazione.
Natale al fronte
E così arrivò il primo Natale di guerra, la prima vigilia al fronte. Si attendeva il miracolo della nascita lontani da casa ormai da sette mesi. Sulle pietraie del Carso, sui monti dell’Adamello e lungo il corso del fiume Isonzo i nostri soldati, gli uni accanto agli altri, desideravano celebrare come mai fino ad allora, la nascita del Redentore. I loro pensieri correvano giù sopra i nevai, giù per le valli fino ai paesi, fino alle case che avevano lasciato mesi prima. Parole scritte sopra a un foglio, lettere o cartoline che dopo un lungo viaggio arrivavano a destinazione e quietavano, almeno un poco, le ansie legate alla guerra.
L’alpino Gennaro Sora
Caro direttore, la ringrazio per gli ottimi articoli su mio zio Gennaro Sora e sulla Preghiera dell’Alpino pubblicati sul numero di ottobre e per avere portato un po’ di buon senso in quella che ci auguriamo resti solo l’ennesima polemica ferragostana.
Quel Fior di Roccia
Ordini precisi, riecheggiati dalle pareti rocciose e scoscese. Passi scanditi. Picchetto e alzabandiera. Sotto un cielo azzurro intenso e terso, il cortile della “Fior di Roccia” in Val Veny (Valle d’Aosta) è tornato, seppure per un giorno, agli antichi splendori. Un’atmosfera che, siamo certi, ha suscitato commozione in più d’uno dei presenti.