Quel Fior di Roccia

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    Ordini precisi, riecheggiati dalle pareti rocciose e scoscese. Passi scanditi. Picchetto e alzabandiera. Sotto un cielo azzurro intenso e terso, il cortile della “Fior di Roccia” in Val Veny (Valle d’Aosta) è tornato, seppure per un giorno, agli antichi splendori. Un’atmosfera che, siamo certi, ha suscitato commozione in più d’uno dei presenti.

     

    La stessa commozione percepita quando è stata riaperta la caserma per una visita alle stanze rimesse a nuovo, ai pavimenti lucidati, agli arredi eleganti ma non frivoli. È il risultato di oltre 6.000 ore di lavoro di quasi 100 persone; alpini orobici che hanno ristrutturato il piano terra dell’edificio principale, casa per molti ragazzi negli anni della naja obbligatoria; rifatto il tetto, messo stufe a pellet in ogni stanza ricavata nel camerone centrale della costruzione.

    «Un esempio unico di collaborazione in Italia, che ci si augura possa essere seguito anche in futuro aprendo una via per il recupero della nostra storia», ha commentato il comandante delle Truppe Alpine gen. C.A. Federico Bonato. Una collaborazione nata tra Esercito, Croce Rossa Italiana e Sezione Ana di Bergamo che ha restituito un pezzo di storia a queste mura finora silenziose sotto il Monte Bianco, che torneranno ad animarsi grazie anche alle iniziative in programma.

    «L’idea è quella che possa servire ai Gruppi, ai volontari per le esercitazioni di protezione civile, o per i campi scuola dedicati ai ragazzi» ha spiegato Carlo Macalli, Presidente della Sezione Ana di Bergamo. Quella della “Fior di Roccia” è una delle tante iniziative avviate sotto l’egida della Sede Nazionale dell’Ana, rappresentata dal Presidente Sebastiano Favero che ha espresso parole di incoraggiamento e ringraziamento a quanti si sono prodigati «nel testimoniare lo spirito alpino, che permette di raggiungere, oggi come ieri, obiettivi per altri impensabili, con l’intento di trasmetterlo alle generazioni future non soltanto con le parole ma con i fatti.

    Fatti che sono qui davanti a noi, in tutti questi cappelli alpini che oggi ci hanno accompagnato fin quassù e che da qui sapranno ripartire per altre sfide». Parole che i 500 alpini presenti hanno sottolineato con grandi applausi. L’attesa era di visitare l’interno: non appena tagliato il nastro tricolore, tutti hanno ordinatamente invaso i locali, commentando entusiasti il risultato delle fatiche. Ora non resta che dare il via alle iniziative. La “Fior di Roccia” non aspetta altro che tornare ad ascoltare il vociare alpino tra le sue mura.