Una diretta da dimenticare
Buongiorno, sono la sorella di un alpino udinese, sto seguendo in diretta su Rai 3 l’Adunata degli alpini a L’Aquila. Scrivo a voi per dirvi che la speaker donna è una tragedia! Sono passati i reduci e questa signora dice: «Stanno passando i mezzi!». Non si può. Non è giusto.
Reggimento audace e tenace
L’arrivo della Bandiera di guerra all’Adunata, viene subito dopo la Messa e non a caso. Sono momenti silenziosi che offrono il tempo per riflettere e guardarsi dentro. E poi mostrarsi alla città, in trepidante attesa. Il vociare che le vie strette dell’Aquila enfatizzano e fanno più forte, è zittito dalla cadenza dei tamburi che un passo dopo l’altro si avvicinano. Avanza la Bandiera di Guerra pluridecorata del 9° reggimento. Il chiassoso rumore si fa silenzio, da Collemaggio fino a piazza del Duomo dove il Labaro, i vessilli e i gagliardetti, oltre ai gonfaloni, si posizionano per gli onori del comandante Federico Bonato accompagnato dal Presidente Favero.
Ritorno a Fossa
Un paese è formato da elementi urbani ricorrenti con i quali una comunità si identifica e può svilupparsi: vie, piazze, luoghi di ritrovo e di servizio pubblico. Nel Villaggio di San Lorenzo, la nuova Fossa, c’era quasi tutto. Dopo il sisma, con grande sforzo, l’Ana vi ha costruito una chiesa e 33 delle 150 case, ridando speranza alla comunità. L’unico elemento che mancava era quello legato alla memoria, così gli alpini sono tornati e lo hanno costruito accanto alla sede del Gruppo. Il monumento realizzato in ferro battuto dal maestro Raffaele Di Prinzio rappresenta il fregio degli alpini: un’aquila che sovrasta due fucili e le trombe.
Ottantamila visitatori
In tre giorni numeri da record per la Cittadella degli alpini, la mostra di mezzi ed equipaggiamenti in dotazione alle Truppe Alpine dell’Esercito allestita al Parco del Castello a L’Aquila. Penne nere venute da ogni parte d’Italia, famiglie aquilane, appassionati e curiosi hanno affollato gli stand sistemati nel verde del parco, per dar vita a una full immersion nella realtà degli alpini in armi: operazioni in Patria e all’estero, sistemi d’arma, uniformi, radio e veicoli di ultima generazione (gettonatissimi i blindati Lince e i cingolati da neve BV206, oltre alla blindo Centauro della cavalleria), bonifica dei residuati bellici, addestramento e vita in montagna, senza trascurare la storia del Corpo (fondato nel 1872 e tra i più celebri e celebrati al mondo), con uno spazio speciale incentrato sulla Grande Guerra a cura del Museo Nazionale degli Alpini di Trento e del gruppo storico “Militaria” di Torino, integrato dalla mostra di “Domenica del Corriere” fornita da Paolo Scavarda.
L’Aquila, una scommessa vinta
Due chilometri e otto, tanto era lungo il serpentone di penne nere che scendevano dall’alto di L’Aquila, passando tra l’abbraccio mai interrotto di una folla festante. Una discesa cadenzata, ma senza più fatiche, come un ritorno a casa, dopo aver lasciato altrove pensieri e sofferenze. Quasi una metafora, per una città che ha impastato dolore e lacrime e che ora vedeva finita la sua “guerra”, pronta a rimettere in moto la macchina del domani, con nuove certezze e animo alleggerito.
Una serata in famiglia
L’Auditorium del Parco, progettato dall’architetto Renzo Piano e donato dalla provincia autonoma di Trento, è un segno vivo della solidarietà che ha travolto L’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Un evento che ha sfigurato una città fino a quel momento considerata tra i dieci borghi più belli d’Italia. In questa struttura, avvolti dal legno e dal colore rosso, piacevolmente vicini come in una baita di montagna, abbiamo assistito al saluto delle autorità, consuetudine del sabato di ogni Adunata.
Alzabandiera e omaggio ai Caduti
L’alzabandiera in Piazza d’Armi ha aperto il sipario sull’88ª Adunata nazionale degli alpini. Come da tradizione il primo atto dell’Adunata è l’omaggio al Tricolore, «uno dei momenti più importanti, segno dell’attaccamento all’Italia», ha ricordato il Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero che ha partecipato alla cerimonia con il comandante delle Truppe Alpine gen. D. Federico Bonato e al sindaco Massimo Cialente. Il primo cittadino ha parlato dell’Adunata come una grande scelta di solidarietà degli alpini in una città ferita: «È una iniezione di fiducia e orgoglio per L’Aquila e dopo sei anni è il primo grande momento di gioia collettiva della comunità».
Assenti in Tv
Gentilissimi, poche righe per dirvi quanto sia rimasto stupito e amareggiato dal fatto che durante il Tg1 delle 20 non abbiano nemmeno accennato al nostro raduno a L’Aquila.
Antonio Bonora - Gruppo di Noli, Sezione di Savona
Le melodie dell’Adunata
Gentile direttore anche quest’anno si è chiusa una grande Adunata per noi alpini. Una città intera, seppur ancor ferita ha coralmente abbracciato un Corpo che ha fatto del dovere e della solidarietà la propria Bandiera. Lo stesso indimenticato Nardo Caprioli parlava delle nostre armi improprie: «Il cuore per amare e le braccia per lavorare» e L’Aquila ne è ulteriore testimonianza.
Il Ministro e il cappello
Gentilissimo direttore, premetto che essendo solo un aggregato non dovrei intervenire, ma siccome tengo molto agli alpini devo rilevare un episodio visto da tutti in Tv domenica durante la sfilata a L’Aquila. Anche negli alpini due pesi e due misure?
Uomini indispensabili
Perché un’Adunata nazionale abbia successo, occorrono diversi ingredienti. Ne sveliamo due, su tutti: la voce dei nostri speaker e il lavoro ininterrotto degli uomini del Servizio d’Ordine Nazionale. Sono la voce dell’Adunata, dal venerdì quando tutto ha inizio, alla gran kermersse che è la sfilata della domenica. Per tradizione sono avvocati, anche se da qualche anno alla squadra formata da Guido Carlo Alleva, Manuel Principi e Nicola Stefani, tutti ragazzi della Smalp di Aosta, si è aggiunto Francesco Brighenti, alpino senza toga. Raccontano emozioni, fanno conoscere alla città che ospita l’Adunata, la storia meravigliosa delle penne nere, di quanto bene fanno in Italia e nel mondo. Siano in armi o in congedo.
Abbiamo camminato insieme
Partecipare a una grande Adunata nazionale è uno stato d’animo e all’Aquila è stato bellissimo esserci. Chi c’era dal 15 al 17 maggio 2015 ha scoperto che dall’anno della loro costituzione gli alpini hanno onorato e rinnovato costantemente il loro giuramento di fedeltà alla Patria e che quasi 100 anni fa decisero in tanti di farlo sfilando in memoria di coloro che avevano perso la vita in Guerra. Da allora non hanno mai abbandonato la tradizione della loro Adunata nazionale, che rinnova ogni anno quel ricordo di una grande tragedia ma rappresenta anche una filosofia di vita che unisce quanti hanno prestato servizio in guerra e in pace in questo glorioso Corpo.