Abbiamo camminato insieme

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    Partecipare a una grande Adunata nazionale è uno stato d’animo e all’Aquila è stato bellissimo esserci. Chi c’era dal 15 al 17 maggio 2015 ha scoperto che dall’anno della loro costituzione gli alpini hanno onorato e rinnovato costantemente il loro giuramento di fedeltà alla Patria e che quasi 100 anni fa decisero in tanti di farlo sfilando in memoria di coloro che avevano perso la vita in Guerra. Da allora non hanno mai abbandonato la tradizione della loro Adunata nazionale, che rinnova ogni anno quel ricordo di una grande tragedia ma rappresenta anche una filosofia di vita che unisce quanti hanno prestato servizio in guerra e in pace in questo glorioso Corpo.

    È un modo di servire la “civiltà alpina”, manifestatosi a più riprese nella storia d’Italia, alla base del quale i denominatori comuni sono la solidarietà, l’onestà, la generosità, il sacrificio, lo spirito di servizio verso il prossimo. Sono questi gli alpini, anche oggi, sono questi gli ingredienti più autentici dell’Adunata nazionale. Oggi sono 380mila gli alpini che fanno capo all’Ana e più di diecimila quelli in armi. Io li ho visti, tutti, rappresentati dalla moltitudine multicolore che ha sfilato domenica 17 maggio a L’Aquila, cerimonia conclusiva dell’88ª Adunata nazionale. Una tre giorni entusiasmante e commovente durante la quale gli alpini sono arrivati a L’Aquila, un luogo dove tanti hanno perso la vita e tanti sono rimasti feriti quella notte del 6 aprile 2009. Siamo alle pendici del Gran Sasso d’Italia, antica montagna sacra e simbolo dell’Appennino, e qui è approdato quest’anno il loro “cammino”.

    Di quella domenica di maggio del 2015 potrò dire “io c’ero”, a seguire e partecipare a quella grande sfilata durata quasi dodici ore, insieme a quasi 70.000 alpini provenienti da tutta Italia e dalle Sezioni all’estero giunti per celebrare l’onore ai Caduti, l’amore e il rispetto per questa città nella quale si è rinsaldato, credo per sempre, l’affetto con la gente d’Abruzzo a 6 anni dal sisma. Lo hanno fatto in particolare gli alpini della Protezione Civile dell’Ana, una grande organizzazione nazionale a base volontaria. Dopo il terremoto sono stati quasi 8.000 gli uomini che hanno prestato la loro opera. E sono tornati in tanti, tantissimi per riabbracciare L’Aquila e gli aquilani raggiungendo anche il piccolo villaggio Ana nella vicina Fossa che ancora ospita numerose famiglie di quel Comune che hanno perso la loro casa nel 2009 e attendono la ricostruzione. “Il ricordo, la ricostruzione, il dovere” è stato il motto di questa Adunata che si è trasformato plasticamente, grazie a una ritualità condivisa e a una pianificazione accurata e attenta alla comunità, in un’immersione nei valori civili e di amor patrio di cui noi aquilani, in particolare, sentivamo il bisogno, ancora piegati, nell’animo, da 6 anni difficili di una ricostruzione lenta di tante case, scuole e chiese ancora da fare.

    Abbiamo atteso con ansia, tutti, quegli alpini e partecipato con entusiasmo al loro cammino abruzzese. Quel fiume di penne nere ci ha attraversato per non lasciarci più. Di questa Adunata, sono certo, non resteranno solo bellissimi ricordi di festa e mille canti di gioia, ma per tanti, forse per tutti, resterà dentro quel vento di primavera che una moltitudine di cappelli insieme ha sollevato leggero, spazzando via le nuvole di un lungo inverno che aveva gelato i nostri cuori. Non credo basti un “grazie” da parte nostra, per quanto sincero, come segno di riconoscenza per un abbraccio così immenso, a coloro, e sono tanti, che hanno immaginato, saputo realizzare e partecipato all’88ª Adunata nazionale degli alpini. Con fraterna amicizia, sono convinto della gratitudine di una intera comunità che ha aperto le sue antiche porte che tali resteranno sempre per i nostri nuovi concittadini con la penna sul cappello. Ora L’Aquila è la vostra città. Buon cammino e arrivederci presto!

    Massimo Alesii