La Supplica dell' ANA al Papa nel 2002

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Beatissimo Padre,

ci rivolgiamo a Lei, come rappresentanti dell’Associazione Nazionale Alpini d’Italia all’avvicinarsi del primo centenario della nascita di un nostro glorioso cappellano, il Servo di Dio don Carlo Gnocchi.

È giusto, Santità, che ci presentiamo. L’Associazione Nazionale Alpini conta attualmente 378.272 associati, raccolti in 80 Sezioni situate in Italia, suddivise in 4.182 Gruppi; e 31 Sezioni all’estero, situate in 22 Stati dall’Africa all’Australia alle Americhe. Questi nostri associati appartengono a tutte le categorie sociali; ricoprono incarichi prestigiosi e svolgono mansioni umili; comprendono illustri docenti e semplici operai e pensionati; molti sono impegnati in diverse forme di volontariato e molti hanno consacrato la loro vita al servizio di Dio nella vita religiosa o nel sacerdozio ordinato ed anche tra loro ci sono umili parroci ed eminenti cardinali.

È a nome di tutti questi nostri associati che ci rivolgiamo a Vostra Santità per chiederLe di sollecitare con la Vostra altissima Autorità la prosecuzione e la conclusione dell’iter canonico del Processo di beatificazione e di canonizzazione del Servo di Dio don Carlo Gnocchi, fondatore della Pro Juventute (oggi Fondazione Don Carlo Gnocchi). Anche la nostra Associazione si sentì coinvolta sin dalle origini nel sostegno dell’opera generosa di questo suo Cappellano, ricevendo da lui – a nostra volta – quella carica di spiritualità, che consolida l’entusiasmo e lo sostiene nelle opere di bene, per alleviare le sofferenze di tante, troppe vittime delle umane avversità. Collaborammo con lui nell’assistenza ai piccoli orfani, ai piccoli mutilati, tanto che fu per noi un onore altissimo portare in braccio quelle piccole vittime, colpite da innocente dolore, durante i funerali di don Carlo Gnocchi, celebrati dall’arcivescovo Montini con una presenza oceanica di persone, segno evidente della fama di santità di questo prete generoso, di questo alpino coraggioso, che volle fosse posto sulla sua tomba il berretto da alpino, simbolo caro ad ognuno di noi, segno del legame profondo che ci unisce nella vita e che mantiene viva quella solidarietà cementata sulle montagne. Desiderio che fu esaudito il 3 aprile 1960 in occasione della traslazione della salma di don Carlo Gnocchi nel sarcofago di porfido offerto dalla nostra Associazione e posto all’interno della cripta eretta presso il Centro Pilota per il recupero dei bambini poliomielitici da lui voluto in via Capecelatro a Milano. Nel corso della solenne cerimonia, nella sua accorata commemorazione, il cardinal Montini rivolgendosi in particolare agli Alpini ebbe a dire: “Quando, nei momenti più tragici della ritirata, egli promise ai morenti che sarebbe diventato il padre dei loro orfani figli, e quando, a guerra finita, egli guardo alla pietà immensa di file e file di ragazzi e di bambini mutilati dalla cieca crudeltà della guerra, la sua anima, completamente, si rivelò: era un soldato della bontà. Darsi per il bene degli altri, consolare, sorreggere, rieducare, far vivere, questa era la sua milizia, questa era la sua vocazione. Eroi eravate tutti; ma lui, per giunta, era un Santo”, parole indelebilmente impresse nel cuore di ogni alpino.

Da quel 28 febbraio 1956, quando don Carlo morì fu nostro desiderio costante poter avere don Carlo Gnocchi come nostro particolare patrono e non cessammo di sollecitare l’introduzione del Processo canonico in vista della sua beatificazione e canonizzazione. Salutammo con gioia il suo inizio e partecipammo con entusiasmo alla cerimonia, che il cardinale Carlo Maria Martini, tenne nel Duomo di Milano il 1° marzo 1986, quando annunciò che i nostri desideri, e quelli di molte altre associazioni e di tutti i milanesi, sarebbero stati esauditi con la costituzione della Commissione d’Inchiesta. Ci confortava – tra l’altro – l’attenzione affettuosa che sin dai primi momenti del Pontificato Vostra Santità aveva dimostrato alla Fondazione di don Carlo e che culminò il 23 dicembre 1990 nella visita compiuta alla Sede di Roma della Pro Juventute, «scaturita – come Vostra Santità ebbe a dire dal cuore e dal genio di quel grande sacerdote che fu don Carlo Gnocchi». Queste parole ci sembrarono una benevola conferma del complesso lavoro della Commissione d’inchiesta, che pochi mesi dopo, il 27 febbraio 1991, concluse il suo lavoro, inoltrando presso la Congregazione delle Cause dei Santi tutto il materiale processuale.

Eccoci ora, Padre Santo, a chiederLe di affrettare i passi canonici, così da poter venerare al più presto il nostro Cappellano, il Servo di Dio don Carlo Gnocchi tra i santi e i beati della Chiesa e quale nostro speciale protettore, quale nostro fratello esemplare. La sua beatificazione ci stimolerebbe a continuare con immutata, anzi maggiore, energia sui sentieri del bene, del volontariato, cui almeno 19.000 dei nostri associati si dedicano a tempo pieno in Italia, coinvolgendo nelle occasioni di maggiore bisogno tutti gli altri. L’esempio di dedizione senza risparmio di don Carlo sarebbe costante richiamo per noi. Egli, poi, ci ricorderebbe che ogni opera di bene, rimanda a Colui che è fonte dello stesso bene, poiché è la Fonte del Bene. Anche noi associati abbiamo bisogno di ricordarci che nella sorella e nel fratello malato o bisognoso c’è una «presenza speciale» di Gesù Cristo, come Vostra Santità ci ha solennemente ricordato nella Novo Millennio ineunte (n. 49).

In questa Lettera Apostolica, Vostra Santità ci ha stimolato ad «andare avanti con speranza» (n. 58) nell’«oceano vasto» del terzo millennio. Noi Alpini siamo uomini della speranza, poiché le aspre vette montuose ci ricordano sempre di levare in alto lo sguardo, di fissare l’azzurro del cielo, per vincere la tentazione della fatica e dello scoraggiamento. Fu così anche don Carlo, che Vostra Santità definì «quasi un simbolo della speranza», nell’udienza concessa alla Fondazione il 24 maggio 1997. Allora, Beatissimo Padre, diceste che quella di don Carlo era stata una «grande sfida», che egli aveva affidato ai suoi amici, secondo quella sua celebre frase di morente: «Amis, ve raccomandi la mia baracca». Noi Alpini Italiani ci sentiamo quegli amici, che non si stancano di sostenere la «baracca» del loro antico Cappellano.

Operi, Santità, in modo da esaudire i nostri desideri. Insieme con lui, con l’alpino cappellano don Carlo Gnocchi, pregheremo per Lei, per la Chiesa, per la pace nel mondo. Mentre attendiamo fiduciosi che i nostri voti si compiano, chiediamo la Vostra paterna benedizione apostolica su di noi, su tutti i nostri Associati e sulle loro e nostre famiglie.

ANA Associazione Nazionale Alpini

Roma, 30 novembre 2002