Antonio Covre è andato avanti

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Antonio Covre, artigliere alpino classe 1920, attendente di Giulio Bedeschi durante la Campagna di Russia, è andato avanti. I funerali si svolgeranno a S. Fior (TV) nel pomeriggio di martedì 7 luglio.

Ricordiamo che Toni Covre è l’unico personaggio citato con il proprio nome nel libro “Centomia gavette di ghiaccio”. Riportiamo il bel passo scritto da Gianfranco Dal Mas nell’articolo apparso nel numero di giugno 2009 de “L’Alpino”:

“Di Toni Covre dopo la guerra Bedeschi perse subito le tracce; per quanto cercasse e si informasse non riuscì a sapere più nulla all’infuori della notizia che era emigrato in Belgio, a guadagnarsi la vita lavorando negli altiforni. E dopo qualche anno corse voce che era andato a finire addirittura in America, non si sapeva se nel Nord o nel Sud; la speranza di riprendere contatto col vecchio amico si ridusse al lumicino. Passarono così molti anni e quando, nel 1963, Bedeschi finalmente pubblicò il suo libro sulla sfortunata campagna di Russia e modificò i veri nomi di tutti i personaggi, trovandosi dinanzi al nome di Covre non si sentì di alterarlo. E lo lasciò così com’era. Sentiva nell’animo che quella decisione per lui significava un omaggio al ricordo del più lontano, introvabile, irraggiungibile e forse il più umile tra i rimasti vivi della sua batteria. Voleva essere, il suo, un ricordo nostalgico, un saluto nell’acqua profonda del mare che non si sa dove giunge ma si sa che arriva fin dove non si può né andare né stare, se non con il cuore. Dopo due anni, di là dall’Oceano Atlantico, Covre rispuntò. Scrisse al suo tenente una lettera indirizzandola alla casa editrice; spiegò che il libro era arrivato in Argentina, era stato letto dagli alpini emigrati laggiù, che gli avevano detto: Guarda, leggi qui, si parla di uno che si chiama Covre, come te…”.

“Sior tenente… , cominciava la lettera di Toni Covre, e Bedeschi fu felice di pensarlo di nuovo vivo dopo un’incertezza ed un silenzio durati più di 20 anni. L’attendente raccontò al vecchio tenente del suo duro lavoro, del suo matrimonio con una italiana, anch’essa emigrata, dei due figli, e della nostalgia per l’Italia, la stessa nostalgia che si era manifestata durante la permanenza in Russia”.

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