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Zonderwater nella lingua dei boeri significa “senz’acqua”: era un territorio desolato anche se l’acqua abbondava, come scoprirono i 94mila militari italiani – dei 108.885 deportati in Sudafrica dai vari fronti internati nei cinque campi che costituivano il complesso di Zonderwater. Una prigionia durata dal ’41 al ’47, anche a guerra finita: non fu certo una vacanza, ma nemmeno l’inferno di altri campi di prigionia grazie al comandante, il col. Hendrik Fredrik Prinsloo, che permise ai prigionieri grandi libertà, di lavoro e di svago. Memorabili le partite di calcio e le gare di atletica, che vedevano impegnati campioni già affermati o che lo sarebbero diventati. E, a guerra finita, molti andarono ad abbracciare il ‘loro’ comandante. I diavoli di Zonderwater racconta splendidamente questa storia. La prefazione è di Gian Antonio Stella.
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