
Oggi la tappa, la prima in Lombardia, è partita da Cassano D’Adda, luogo fortemente simbolico per gli Alpini, visto che qui nacque nel 1839 il generale Giuseppe Domenico Perrucchetti, considerato il “padre” delle penne nere. Da giovane capitano scrisse infatti un originale trattato circa la difesa dei confini alpini, in cui si proponeva di affidare il presidio delle cime a uomini reclutati sul posto, nati e cresciuti nelle stesse valli che sarebbero stati chiamati a difendere. L’originale studio incontrò il favore del generale piemontese Cesare Ricotti Magnani, il quale diede impulso alla costituzione delle prime quindici compagnie alpine, sancita dal decreto firmato a Napoli il 15 ottobre del 1872.
Stamattina a Cassano una grande folla ha riempito la piazza intitolata a Domenico Perrucchetti, dove si è tenuta una cerimonia per ricordare la figura dell’ufficiale e per lanciare l’inizio della tappa che si è diretta verso Varese, Calco (Lecco) e infine Como. All’evento, organizzato dalla Sezione di Milano dell’Associazione Nazionale Alpini (presieduta da Valerio Fusar Imperatore), erano presenti i gonfaloni della Regione Lombardia e della Città metropolitana di Milano, oltre a quello di Cassano e ai vessilli e gagliardetti di tutte le Sezioni e Gruppi lombardi, più centinaia cittadini. Per le Truppe Alpine era presente il colonnello Angelo Tancredi, comandante del 1° reggimento artiglieria da montagna che ha fornito i corridori della tappa insieme al reggimento logistico Taurinense e al 3° reggimento alpini.
I corridori, insieme a quelli dell’Associazione Nazionale Alpini (tra cui due giovanissimi amici degli Alpini), hanno acceso il tripode posto dinanzi al monumento al Perrucchetti, con il sottofondo musicale della Fanfara della Taurinense, che poco prima aveva accompagnato la deposizione di una corona di fiori al monumento ai caduti all’interno del cimitero, dove riposano le spoglie dell’ideatore del Corpo, con gli onori resi da un picchetto in armi del 1° da montagna. Le creature del Perrucchetti furono subito contraddistinte dal cappello con la penna, anche se di foggia diversa da quella attuale, introdotto all’inizio del ‘900 quando il Regio Esercito adottò le uniformi grigio-verdi su iniziativa di Luigi Brioschi, presidente della sezione milanese del Club Alpino Italiano. Brioschi, nato a Milano nel 1853, dopo aver soggiornato a lungo all’estero, era tornato in Italia nel 1904 e propose l’idea di un’uniforme meno appariscente di quelle allora in uso, meno suscettibile di essere colpita dal fuoco nemico. In collaborazione col battaglione alpino Morbegno Brioschi sostenne una sperimentazione che portò alla fine a nuove uniformi e – per gli alpini – all’inconfondibile cappello di oggi, più morbido e comodo.
A Varese la staffetta si è fermata all’imponente monumento ai Caduti dovuto a Enrico Butti, dove i corridori si sono fermati per un tributo da parte dell’Associazione Nazionale Alpini di Varese e degli autieri alpini del reggimento logistico Taurinense. Sul vessillo delle penne nere varesine è appuntata la Medaglia d’oro al valor militare dell’alpino Gian Luigi Zucchi, il più giovane tra i decorati con la massima onorificenza durante la Grande Guerra. Diciassettenne, durante un assalto fece scudo con il proprio corpo al suo comandante, sacrificando la sua vita per risparmiare quella dell’ufficiale. A lui e a tutti coloro che hanno dato la vita per l’Italia è stata posta una corona di fiori. La frazione successiva ha toccato Olgiate Comasco, dove c’è stata una vicinanza particolare da parte della gente che ha atteso la staffetta presso il monumento ai Caduti, dove il Sindaco ha conferito la cittadinanza onoraria al milite ignoto, in presenza dei giovani corridori del reggimento logistico Taurinense, rappresentato per l’occasione dal tenente colonnello Marco Pastore.
Dalla provincia di Como si è passati nel lecchese, in particolare a Osnago, dove i corridori del 3° Alpini della Taurinense sono stati accolti al parco intitolato al capitano Amedeo Mantovani, effettivo al 5° reggimento alpini durante il Secondo conflitto mondiale. Il Sindaco ha presentato alla staffetta i parenti dell’ufficiale, che non hanno voluto perdere il ricordo del loro congiunto, che aiutò il rientro dalla terra di Russia di molte salme di suoi commilitoni. La staffetta è rimasta nella provincia di Lecco, precisamente a Calco, dove gli atleti hanno visitato la Casa del Pontificio Istituto Missioni Estere, che ha ospitato il campo scuola organizzato dell’Associazione Nazionale Alpini di Lecco (tradizionalmente molto attiva in favore delle comunità del territorio), con il coinvolgimento di 140 bimbi delle elementari e delle medie in una serie di attività ricreative all’insegna dei valori alpini. La visita si è conclusa con l’ammainabandiera, cui ha partecipato il Presidente della Sezione Marco Magni insieme ai suoi Alpini, al Sindaco (anch’egli alpino) e ai corridori. Gli Alpini lecchesi stanno organizzando nella loro città il raduno del 2° raggruppamento, previsto per il 22 e 23 ottobre, con la partecipazione del 5° alpini, di cui faceva parte il battaglione Morbegno, i cui superstiti della campagna di Albania nel 1941 fecero voto di costruire una chiesetta al Pian delle Betulle (chiamata anche la “Tenda dell’anima”), consacrata dal cardinal Montini, futuro Papa Paolo VI. Ben 110 sono gli Alpini lecchesi decorati a valore, la cui memoria è stata tramandata anche attraverso i canti dell’eccellente coro Grigna, che nel 1968 presentò la raccolta “I veri canti degli alpini”, con melodia e testi originali che la commissione per la difesa del canto alpino, nominata a seguito del 1° convegno tenutosi a Lecco, ha poi pubblicato nel libretto “Canti degli Alpini”.
L’ultima frazione della prima tappa lombarda ha abbracciato il lago di Como e la città lariana. Gli Alpini comaschi appartengono a tre categorie, quelli di pianura, quelli di montagna distribuiti nelle diverse valli e quelli di lago, i cosiddetti laghé: molto diversi per provenienza, ma tutti perfettamente in sintonia nello spirito alpino. Partenza della corsa da Villa Olmo e tragitto nella splendida ambientazione del lungolago, fino a raggiungere il Monumento ai Caduti alto 30 metri e rivestito con la pietra del Carso, che richiama due mani giunte in preghiera per i Caduti della Grande guerra, e riporta sulla fronte che affaccia sul lago la scritta: ‘stanotte si dorme a Trieste o in paradiso con gli eroi’. La sezione di Como, rappresentata oggi da Enrico (Chicco) Gaffuri, vanta sette Medaglie d’Oro, due delle quali meritate da Corrado e Giulio Venini, padre e figlio, morti eroicamente nelle due guerre mondiali. L’ultima è quella – anch’essa tutta particolare – conferita al Beato Teresio Olivelli, cappellano militare che si sacrificò facendo scudo ad un compagno di prigionia, nel tentativo di salvarlo dalle percosse dei carcerieri. Una terra di alpini attenta alla memoria ma anche al presente, come testimonia l’impegno forte durante la pandemia, che ha visto la Sezione comasca raccogliere la somma di oltre 140.000 Euro, donata all’Ospedale Sant’Anna per comprare un’auto medica attrezzata anche per il trasporto di organi, e per l’acquisto di altre attrezzature. Tra le eccellenze della Sezione, c’è il ‘biglietto da visita’ con cui si presenta ogni anno in Adunata Nazionale: un pannello con disegni e scritte realizzati esclusivamente con fiori freschi ad opera degli Alpini floricoltori del Gruppo di Griante.