La Staffetta a Chiavenna e Morbegno

0
716

La Staffetta Alpina è rimasta in Lombardia, virando però verso uno scenario montano, con i corridori del Nizza Cavalleria (1°) e gli Alpini della Sezione Valtellinese che si sono dati appuntamento a Chiavenna per dare inizio alla dodicesima tappa, con termine a Morbegno. La prima frazione si è conclusa al Lago di Mezzola, con il comandante del Nizza, il colonnello Paolo Scimone, che ha preso in consegna la fiaccola della tradizione, per portarla ad Andalo Valtellino, lungo uno splendido itinerario contornato dal Monte Berlinghera e dal Monte Legnone.

Ad Andalo l’omaggio ai Caduti, presenti il Sindaco e il Gruppo locale ANA, di cui è madrina la signora Marilena, figlia del reduce di Russia Franco Dell’Oca. Nello stesso posto avveniva il passaggio di consegne tra il Nizza e il Comando della Brigata Alpina Taurinense, rappresentata da tre ufficiali in servizio che nella loro carriera hanno servito nel 5° Alpini (inquadrato oggi nella Julia), la cui pedina operativa è il battaglione Morbegno.

Nella frazione finale, con arrivo al monumento ai Caduti di Morbegno in piazza S. Giovanni, si è concretizzata una staffetta nella staffetta, con la Brigata Alpina Taurinense che ha ceduto il testimone alla gemella Julia, dopo un percorso di dodici tappe che si è sviluppato dalla Liguria alla Lombardia, passando per Piemonte, Valle d’Aosta e Abruzzo, con corridori forniti da tutti i reggimenti della grande unità di stanza a Torino (il 2° Alpini di Cuneo, il 3° di Pinerolo, il 9° dell’Aquila, il Nizza di Bellinzago, il 1° da montagna e il 32° genio di stanza a Fossano, il Reggimento Logistico di Rivoli e il Reparto Comando di Torino).

Il generale Nicola Piasente, comandante della Taurinense ha dunque trasmesso al parigrado Fabio Majoli della Julia l’impegno di continuare la Staffetta Alpina, l’iniziativa del Comando delle Truppe Alpine dell’Esercito in partnership con l’Associazione Nazionale Alpini per celebrare i 150 anni del Corpo. Staffette tra le unità delle due brigate alpine se ne sono verificate diverse, in alcuni dei teatri operativi esteri in cui sono state schierate dagli anni ’90 in poi: in Mozambico, Bosnia e in Afghanistan. Al toro, simbolo della Taurinense, succede dunque l’aquila della Julia, che porterà a compimento la Staffetta nel quadrante nord-orientale, con gran finale a Trieste. La fiaccola della tradizione è passata dalle mani del tenente colonnello Valentina Balassone della Taurinense a quelle del comandante del battaglione Morbegno, il tenente colonnello Carmelo Pezzino.

Tornando alla tappa di oggi, i due estremi della corsa sono nomi di spicco nella storia delle Truppe Alpine di ieri e di oggi: a Chiavenna fu infatti stanziata l’undicesima delle quindici compagnie istituite nel 1872 e costituite l’anno successivo (da notare che la dodicesima fu stabilita a Sondrio). Gli Alpini dell’undicesima, subito dotati del cappello nero con la penna, venivano reclutati a Chiavenna, Traona e Morbegno, mentre come “zona di studio” fu designata la Valle del Mera, uno dei fiumi costeggiati oggi dai corridori (l’altro è l’Adda, attraversato sul ponte in pietra di Ganda, realizzato nel 18° secolo).

A Morbegno, dove la staffetta è giunta nel pomeriggio dopo un passaggio al monumento ai Caduti ad Andalo, si trova una targa che commemora la fondazione dell’omonimo battaglione, che si mostrò valoroso su tutti i fronti militari, da Adua alla campagna di Russia, passando per la Grande Guerra. Insieme ai battaglioni Tirano, Edolo e Vestone era inquadrato nel 5° reggimento alpini, quello più intrinsecamente legato alla Lombardia. Notevole è l’opera dedicata al 5° da Paolo Caccia Dominioni, ufficiale del genio alpino e architetto, il quale disegnò il tempietto votivo che domina Morbegno eretto a ricordo dei Caduti della Seconda guerra mondiale, e dedicò al reggimento un’illustrazione che ritrae quattro uniformi alpine e riporta come didascalia: Edol verd, Tiran ross, Morbègn blanc, Veston bleu (i colori delle nappine, che servivano a distinguere tra loro i battaglioni). Il Vestone era tra l’altro il battaglione di Mario Rigoni Stern, l’autore de Il Sergente nella neve, forse il libro più intenso sulla Campagna di Russia.

Tramandare le tradizioni alpine è uno dei compiti dell’Associazione Nazionale Alpini, la cui Sezione valtellinese (il cui vessillo si fregia di tre Medaglie d’Oro al valor militare, tutte conferite ad alpini del 5°), guidata da Gianfranco Giambelli, ha appena concluso un campo scuola con 65 giovanissimi, i quali sono stati iniziati ai valori e ai comportamenti delle penne nere, attraverso escursioni in montagna e arrampicate su una parete artificiale realizzata per l’occasione. La Valtellina è anche terra in cui hanno abitato alpini famosi, come Walter Bonatti – il protagonista della conquista del K2 nel 1954 – che trascorse gli ultimi anni della sua vita a Dubino, il punto di unione tra la Valtellina e la Valchiavenna.