Stamattina la Staffetta è partita da San Candido, località caratteristica nel mezzo dell’dell’Alta Val Pusteria, dove molto spesso tutti i reggimenti delle Truppe Alpine dell’Esercito si sono dati appuntamento per disputare i loro annuali campionati sciistici. San Candido e dintorni hanno dunque visto negli anni migliaia di alpini (e non solo) misurarsi in numerose prove che altro non sono che un test della capacità di vivere, muovere e combattere in montagna. Il mountain warfare costituisce l’essenza dell’addestramento di specialità, declinata in grandi esercitazioni internazionali in ambiente invernale come la ‘Volpe Bianca’.
Oggi la Staffetta degli Alpini del 7° Reggimento era composta da ben 12 Graduati in servizio permanente. Si sono alternati lungo i 60 chilometri che separano San Candido a Pieve di Cadore: Princiotta, Arcaro, Di Bianco, Stella, Albanese, Magaddino, Divieto, Mandanici, De Lorenzi, Usai, Agostini e Daddesa. La Staffetta del 7° ha reso omaggio al monumento che si trova nella vallata di San Candido: Il Sacrario Militare, ultimo dei monumenti dedicati negli anni 30 alla commemorazione dei caduti Italiani è stato progettato da Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, già architetto e scultore dei celebri sacrari di Redipuglia e del Monte Grappa. Il Sacrario di San Candido ospita le salme di 218 soldati italiani appartenuti a due reggimenti alpini e a tre della fanteria (di origine abruzzese, siciliana e romagnola) oltre a 10 caduti austro-ungarici.
La fiaccola della memoria e della tradizione alpina si è diretta poi a Dobbiaco, fermandosi presso il cimitero di Guerra del Monte Piana. Durante la Prima Guerra Mondiale il Monte Piana (2324 m) fu il teatro di combattimenti tra Italiani ed Austriaci. La punta nord era occupata dagli Austriaci e quella più a sud dagli Italiani. Le postazioni, le trincee e le gallerie di entrambi i fronti si trovarono a pochi metri di distanza. Suggestiva e commovente la distesa di croci che testimoniano la presenza di ben 1259 Caduti di diverse nazionalità. Sotto la Croda dell’Acqua in località oggi chiamata Sorgenti, era sistemato il centro di medicazione austriaco. Chi moriva nell’infermeria era seppellito nelle immediate vicinanze del posto di soccorso centrale austriaco, senza distinguere tra le nazioni. Così nel 1915 nacque il Cimitero di Guerra oggi anche chiamato Cimitero di Monte Piana.
Dopo il saluto ed una breve sosta contemplativa davanti all’altare del cimitero, i corridori si sono diretti verso la località delle Dolomiti più famosa al Mondo, Cortina d’Ampezzo, una delle capitali dello sci, sede delle Olimpiadi invernali del 1956, dei Campionati di sci alpino del 2021, e – assieme a Milano – nuovamente città olimpica nel 2026. Proprio a Cortina nel 2021 un’Alpina del Centro Sportivo dell’Esercito di Courmayeur, ha vinto lo Slalom Gigante. Cortina vera città alpina, oltre che meta turistica prestigiosa, avendo ospitato per ben due volte, nel 1921 e nel 1953, l’Adunata nazionale delle penne nere.
A Cortina non potevano mancare gli onori ai Caduti presso la tomba del Generale Antonio Cantore, al quale è dedicato un monumento nella città perla delle Dolomiti, venne colpito da una pallottola in piena fronte il 20 luglio 1915, mentre da una postazione a Forcella Fontananegra osservava la trincea nemica. Il generale era soldato tutto d’un pezzo, aveva comandato prima il Battaglione “Gemona” dell’8° Alpini della “Julia” e poi alla testa del neo costituito 8° Reggimento Alpini aveva partecipato alla guerra di Libia distinguendosi per l’ardimento, il suo coraggio era leggendario. Lo chiamavano el vecio, e anche il papà degli alpini. Ancora oggi per gli Alpini il generale Cantore è mito ed eroe. Si dice che gli alpini che passano a miglior vita vadano nel paradiso di Cantore. Il detto ha origine nell’immediato dopoguerra, quando un giornalista del Corriere della Sera scrisse un articolo immaginando che il generale nell’aldilà passasse in rivista i battaglioni composti da chi era già deceduto. Sempre a Cortina, nell’ambito delle celebrazioni del 150° del Corpo degli Alpini, nello scorso mese di aprile si è svolta la prima edizione di “Alpinathlon”, competizione che ha visto atleti civili e militari misurarsi in gare di corsa e di sci alpinismo.
La Staffetta si è poi diretta verso Pieve di Cadore, la cittadina famosa per aver dato i natali a Tiziano Vecellio e che ha un posto particolare nella storia delle Truppe Alpine, essendo stata sede della 14ma compagnia alpina istituita nel 1872 e costituita l’anno dopo, oltre ad aver dato il nome a un valoroso battaglione, inquadrato prima nel 6° e poi nel 7° reggimento alpini, di cui costituisce oggi la pedina operativa. A Pieve esiste memoria della presenza alpina attraverso la caserma dedicata al Maggiore degli Alpini Buffa di Perrero, medaglia d’oro al valor militare per essersi battuto da eroe durante la Prima guerra mondiale. Partiti dalla Caserma “Calvi” di Tai di Cadore, gli staffettisti del 7° sono arrivati nella piazza principale dedicata al Tiziano, accompagnati da quattro “Veci” dell’Ana Cadore: Zandegiacomo e Pais del Gruppo di Auronzo di Cadore; Da Prà e Zanette del Gruppo di Lozzo. L’inno Nazionale e la deposizione di corona d’alloro al monumento ai Caduti di tutte le guerre, alla presenza del Presidente Ana Cadore, Antonio Toffoli, del Sindaco di Pieve di Cadore, Giuseppe Casagrande, e del Tenente Colonnello Massimo Iuliano, in rappresentanza del Comando del 7° Alpini, hanno concluso le cerimonie della 18ª Tappa.