Gli alpini di Gemona sepolti in mare dal 1942

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Mare Adriatico, 28 marzo 1942. Il ‘Galilea’, un piroscafo carico di Alpini della divisione Julia e di altri militari è diretto verso le coste italiane, dopo aver lasciato il fronte greco. Nella notte, in mezzo a un mare agitato, la nave viene mortalmente colpita da un siluro inglese: delle 1329 persone a bordo, per la maggior parte del battaglione Gemona (divisione Julia), se ne salveranno solo 279. A bordo scoppia il panico. Gli Alpini che sanno nuotare sono pochi, alcuni si gettano in acqua per lo spavento e annegano al buio, altri si tuffano invano dalle scialuppe per tentare disperatamente di salvare chi grida aiuto: compagni d’arme, fratelli, cugini, quasi tutti di Gemona del Friuli, dove per anni si porterà il lutto in memoria di chi non tornò.

Una memoria che a Rimini, città di mare e sede della 93ª Adunata Nazionale degli Alpini, è stata rievocata sabato 7 maggio – in una giornata grigia e ventosa – con un viaggio in mare delle penne nere dell’Associazione Naufraghi del Galilea e dell’Associazione ‘Mai Daur’ (‘mai indietro’, il motto del battaglione Gemona), a bordo di una motovedetta della Capitaneria di Porto riminese. Usciti al largo, hanno lanciato una corona tricolore su acque grigie e mosse come quelle del tragico mare di ottant’anni fa. Un’iniziativa singolare e commovente, portata avanti dai due sodalizi, fedeli all’impegno di ricordare quei giovani alpini e soldati, scomparsi nell’oscurità terribile del mare che li colse indifesi.